“La serie A, come le altre componenti professionistiche, devono avere un ritocco numerico. Non si possono avere 102 società professionistiche e questo rientra nell’idea che ho da tempo e che devo mettere faticosamente insieme per arrivare alla riduzione del numero delle squadre che porterebbe un aumento dei tifosi. Tutto questo fa a pugni con questioni economiche, ma va messo davanti interesse primario. Queste settimane incontrero’ tutti i componenti, faro’ un ultimatum, tirero’ le somme, ma bisogna andare a dama. Credo che ci debba essere un campionato a 18 per la serie A e a 20 per la B”. Lo ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ai microfoni di “Radio Anch’io Sport” su Radiouno.
“Ci sono un sacco di problemi economici, ma la torta non puo’ essere ripartita in tanti se tutti partecipano con interesse relativo – ha aggiunto -. Non si puo’ ridurre il campionato in uno-due anni, si fa un piano quadriennale o triennale. E’ la madre di tutte le battaglie, va presa in considerazione, anche perche’ bisogna regalare interesse maggiore al campionato”.
“Il campionato ha bisogno delle grandi città, di Torino, Milano, Roma, Napoli, e anche di Bologna, Cagliari, Bari, Venezia, le città più importanti devono essere in competizione. Tutto si può migliorare, la Serie A come altre componenti professionistiche devono avere un ritocco dal punto di vista numerico. Il Paese non può avere 102 squadre professionistiche. Questo rientra nel discorso che ho in mente da tempo e che devo mettere insieme con le Leghe per arrivare a ridurre il numero delle squadre che porterebbe anche ad un aumento del tasso tecnico. Tutto questo -spiega Tavecchio – fa a pugni con un problema economico: chi ha diritti è difficile che li voglia perdere, ma la federazione non può stare ad assistere senza intervenire. Queste settimane incontrerò le componenti, le Leghe in particolare, per dare una specie di gentile ultimatum, ad una iniziativa che preso un anno fa e che adesso deve arrivare a dama”.
“Ultimatum? E’ una battuta per dire che tirerò le somme. Ci sono molti problemi anche economici e la torta non può essere ripartita in tanti se tutti partecipano con un interesse negativo. Il campionato non si può ridurre in un anno, ma si può fare un piano triennale o quadriennale. Questa è la grande storia, la madre di tutte le battaglia -spiega il presidente della Figc-, ma ormai va presa in considerazione anche perché gli altri paesi cercano, con i diritti tv, di aumentare i loro fatturati. Quale è il numero ideale per la serie A? Credo debba essere un campionato a 18 squadre per la Serie A, un campionato a 20 per la B, e la Lega Pro, con gradualità, portarla a due gironi da 20 squadre”.