Recentemente il gruppo Lindsell Train ha raddoppiato la quota nella Juventus passando dal 5% al 10%. Già una analisi d CF – calcioefinanza.it aveva spiegato le motivazioni che possono aver spinto il gruppo a questo passo, ma è lo stesso Michael Lindsell con una nota ufficiale a spiegare tutte le strategie di investimento nello sport del suo fondo, che detiene anche il 12% del Celtic, l’1% dell’ISC (l’organizzazione delle corse Nascar negli Stati Uniti) e l’8% della World Wrestling Entertainment.
Innanzitutto, perchè lo sport? “I fan che stanno alla base delle società sportive sono i più fedeli sul mercato: per questo sono apprezzati anche dal mercato pubblicitario e dai mezzi di intrattenimento. Pensate a Sky: il suo successo è costruito sui diritti tv sportivi a partire dalla Premier League, la stessa ESPN è il canale sportivo più noto d’America grazie ai suoi contratti a lungo termine con le maggiori leghe sportive: football americano, baseball e hockey su ghiaccio”.
CAPITALIZZAZIONE. “La capitalizzazione di mercato di queste aziende è relativamente bassa: il Celtic solo 70 milioni di sterline, la Juventus 234 milioni (270 milioni di euro, oggi salita a 310 milioni, ndr), l’ISC 1.15 miliardi e la WWE 1.16 miliardi. Siamo sempre interessati a questo mercato ma al momento per il fondo abbiamo selezionato queste quattro società che rappresentano il 4.8% del nostro NAV (il net asset value ovvero la quota sul totale degli asset in portafoglio)”.
RENDIMENTI. “Nel corso degli ultimi cinque anni a fine agosto il rendimento complessivo è stato per il Celtic del 14.1%, per la Juventus -2.4% (va ricordato che Lindsell aveva già raddoppiato una prima volta la sua quota nel 2014), per ISC 6.6% e per WWE del 26.9%.
Nel documento firmato da Michael Lindsell non si menziona il Celtic. La società scozzese, tuttavia, ha recentemente annunciato il ritorno all’utile di bilancio (575 mila euro) – reso possibile soprattutto grazie alle plusvalenze dalle vendite di Virgil van Dijk al Southampton, Teemu Pukki al Brondby e Adam Matthews al Sunderland – dopo la perdita di 4.6 milioni di euro della stagione precedente con una crescita del fatturato pari al 2% (59.82 milioni di euro) destinato a crescere ulteriormente visto che la partecipazione alla Champions League garantirà un introito di almeno 12.7 milioni di euro derivanti dal market pool a cui si aggiungeranno i risultati sportivi.
PERCHE’ WWE HA FATTO COSI BENE E JUVENTUS COSI MALE? “WWE ha avuto successo a internazionalizzare il suo franchise. Oggi il 26% dei ricavi deriva da paesi diversi dagli Stati Uniti. WWE è ben consolidata nel Regno Unito, Messico e Canada, ma nel corso degli ultimi anni è stata attivamente costruendo il suo franchise nelle importanti aree geografiche della Cina e dell’India. Anche se può richiedere molto tempo per raggiungere la massa critica e la redditività, questi paesi con le loro enormi popolazioni hanno un potenziale enorme. Ma ancora più importante, la WWE si è consolidata grazie a Internet. Non è più l’azienda dipendente dalle reti via cavo per distribuire i suoi contenuti tramite pay-per-view, ma invece ha costruito una base di abbonati di 1,5 milioni di clienti paganti che possono accedere ai contenuti di WWE 24 ore al giorno. Significa distribuire direttamente i propri contenuti senza intermediazioni da pagare. Inoltre, crediamo che ci sia spazio per l’azienda a migliorare i propri accordi televisivi.
Vi è anche una caratteristia importante di WWE: i lottatori sono di proprietà della società e difficilmente possono andare altrove come succede per le stelle del calcio visto che sono pochissimi i concorrenti tra cui Ultimate Fighting Championship, che però si rivolge a un pubblico diverso e molto più ristretto. Tuttavia, è incoraggiante notare che UFC è stato venduto il mese scorso a 4 miliardi di dollari (l’operazione più costosa per un’organizzazione nella storia dello sport) più di tre volte la valutazione corrente di WWE.
LA POSIZIONE NELLA JUVENTUS. “Abbiamo sottoscritto un aumento di capitale per rifinanziare la società, pagare per un nuovo stadio e di ricostituire la squadra dopo la retrocessione. Juventus è il club più prestigioso in Italia e potenzialmente può arrivare a una fan base pari alla metà degli appassionati di calcio italiani, ma la cattiva gestione del campionato italiano e del club negli scorsi anni (che ha portato ad un aumento del capitale azionario diluito in cinque anni) ha lasciato il campionato in ritardo rispetto al resto d’Europa”.
“Oggi la Juventus si distingue come l’unico club in Italia che possiede un proprio stadio e con una nuova gestione guidata dal presidente Andrea Agnelli, ha vinto cinque campionati consecutivi e ha raggiunto la finale di Champions League europea nel 2014, dopo notevoli investimenti in squadra e strutture. I ricavi sono aumentati del 50% negli ultimi cinque anni e il flusso di cassa è finalmente vicino a una svolta positiva. Purtoppo gran parte di questo successo è stata finanziata dal debito, che vorremmo vedere cadere in modo sostanziale”.
I rischi e la visione. “Un anno senza la Champions League – anche se il club ammette di avere budget per poterla fare 4 anni su 5 – potrebbe minacciare un altro aumento di capitale. Ma la riduzione del debito è un obiettivo anche del principale azionista Exor, che detiene il 64% ed è apparentemente ansioso di vedere un ritorno nel suo investimento come lo siamo noi“.
Prospettive. “Le azioni possono essere in crescita del 19% quest’anno, considerato che il mercato attualmente valuta il titolo solo 1,3 volte i ricavi e che il Manchester United, sicuramente migliore, è valutato 5,1 volte il fatturato. Di recente i club di Milano (entrambi inferiori rispetto alla Juventus a nostro avviso) sono stati ceduti per valori quattro volte superiori rispetto ai loro ricavi. Tali valutazioni danno ulteriore fiducia. Il gioco del calcio non ha la redditività garantita da altri sport, ma se le società diventano globali, come dimostra l’interesse cinese, la situazione può cambiare”.
ISC. “La società ospita l’equivalente della Formula 1 ed è di proprietà della famiglia France, che è azionista al 35% e fondatrice della società. Esattamente come la Formula 1 lo sport vanta fedeli fan e grande seguito televisivo, nonostante un decremento rispetto al picco del 2007. Formula 1 è stata appena venduta a Liberty Media per un valore di 4 volte superiore alle vendite e una valutazione molto più elevata rispetto al 2.3 corrente di Nascar, un dato davvero incoraggiante”.