Si è conclusa con un lieto fine la partita che sanciva i 20 anni di Arsene Wenger alla guida dei londinesi dell’Arsenal grazie alla rete al 93’ di Laurent Koscielny. Era il 22 settembre del 1996 quando l’allora tecnico del Nagoya (squadra giapponese) decise di accettare la proposta dell’amico David Dein, all’epoca vicepresidente dei gunners. Accolto con un certo scetticismo (e quarto allenatore straniero nella storia della Premier League), Wenger è stato il capofila degli allenatori nati oltremanica capaci di guidare formazioni inglesi con successo.
Il francese, dopo il ritiro di Sir Alex Ferguson, è ora l’allenatore più longevo su una panchina di un massimo campionato europeo e nella top 10 degli allenatori più “fedeli” di sempre (dietro a mostri sacri come Guy Roux, Willie Maley o Bill Struth e appena davanti al colonnello Valery Lobanowsky).
I risultati sul campo.
Un ottimo primo decennio (condito anche da 3 Premier League e 2 finali europee perse – Champions League e coppa UEFA) è stato poi seguito da una decade piuttosto “sterile”, dove i gunners hanno raccolto solo due FA Cup ed altrettanti Community Shield. Tuttavia va anche ricordato che in quest’ultimo periodo hanno fatto la propria comparsa nell’universo inglese personaggi come Abramovich e Mansour, capaci di alzare l’asticella della competitività ad un livello mai raggiunto in passato nel paese di Sua Maestà.
Complessivamente Wenger ha saputo condurre la propria squadra sempre ai primi 4 posti di un campionato difficile come la Premier League e detiene anche il record di 18 partecipazioni consecutive in Champions League.
Grafico 1: andamento Arsenal stagione per stagione (1996-2016) – Fonte: wikipedia.com
I colpi di mercato.
Wenger è poi famoso anche per aver lanciato alcuni giovani stelle (Fabregas, Vieira su tutti) ed aver consacrato altrettanti campioni forse non valorizzati a dovere in altre piazze (Henry, la leggenda gunners).
Complessivamente il francese ha speso 803 milioni di Euro nelle campagne di rafforzamento (sempre seguite in prima persona) e incassato 515 milioni cedendo i propri giocatori. A una gestione molto oculata, soprattutto nel decennio degli anni 2000 (le risorse dei londinesi erano per lo più impiegate nella costruzione del nuovo stadio), hanno fatto da contraltare le ultime due stagioni. Arsène ha infatti investito più di 100 milioni per elevare il livello della propria rosa e provare a migliorare sia il piazzamento in Champions (l’Arsenal esce negli ottavi di finale da cinque edizioni consecutive) e consolidare i risultati in patria (contro colossi come United e City che hanno ora in panchina dei veri e propri guru come Mourinho o Guardiola).
Grafico 2: calciomercato Arsenal stagione per stagione (1996-2016). Differenza entrate-uscite. Dati in milioni di Euro. – Fonte: transfermarkt.it
Nelle operazioni più costose si ricordano Ozil (47 milioni spesi per prelevarlo dal Real Madrid), Xhaka (45), Sanchez (42) e Mustafi (41); mentre le cessioni più importanti sono state quelle di Overmars (40 milioni incassati per la sua cessione al Barcelona), Anelka (35), Fabregas (34) e Robin Van Persie (30).
Come differenza tra acquisto e cessione (sarebbe inappropriato chiamarla “plusvalenza” perché quest’ultima è calcolata come differenza tra prezzo di cessione e valore di carico residuo, ossia costo storico decurtato del fondo ammortamento maturato) ai quattro “top disposals” in precedenza citati si aggiungono giocatori come Adebayor, Toure e Nasri (venduti tutti al Manchester City) e Song e Petit (finiti entrambi al Barcelona, anche se in tempi diversi).
Tabella 1: migliori operazioni calciomercato Arsenal (1996-2016). Dati in milioni di Euro. – Fonte: transfermarkt.it
Inoltre Wenger è stato anche in grado di piazzare veri e propri colpi di mercato, valorizzando giocatori come Walcott (10.5), Rosicky (10), Pires (9.8), Ramsey (6.4), Ljungberg (4.5) o Sylvinho (free agent), solo per fare alcuni nomi, e che hanno reso e contribuito alla causa per un valore ben superiore alla spesa sostenuta per inserirli in squadra.
Il riflesso sui conti.
La sapienza nella gestione del gruppo e l’equilibrio del francese hanno permesso di dare stabilità ai risultati sul campo come nei bilanci del club.
Complessivamente in questi ultimi 20 anni Wenger ha contribuito ad aumentare il fatturato dai 27 milioni di sterline del bilancio 1996/1997 ai 329 milioni del 2014/2015, con una crescita del 13.1% annuo composto.
Grafico 3: fatturato Arsenal (1996/1997 vs 2014/2015). Dati in milioni di Sterline. – Fonte: arsenal.com
Vero è che alcuni fattori (costruzione dell’Emirates o nuovi miliardari contratti televisivi che hanno moltiplicato di 10 e 9 volte rispettivamente i ricavi all’arrivo del tecnico vent’anni fa) non sono direttamente imputabili al francese, vero anche che il mercato ha nel corso degli anni avuto una crescita organica di rilievo (basta ricordare quanti investitori sono corsi ad acquistare squadre di Premier League, fiutando l’affare), ma non si può non sottolineare la continuità data al gioco ed ai risultati del suo Arsenal (pochi trofei, ma una stabilità ai vertici che nessun club in Inghilterra può vantare) che hanno spinto alcune voci del fatturato come i ricavi da stadio o i ricavi commerciali.
Non è un caso che in 16 edizioni delle Deloitte Money League l’Arsenal sia apparso per ben 14 volte all’interno delle prime 10 posizioni (solamente squadre come Manchester City, Bayern Monaco, Real Madrid e Barcelona hanno saputo fare meglio). Da un decennio a questa parte (anno di costruzione del nuovo Emirates) la squadra di Wenger non scende sotto l’ottavo posto.
Grafico 4: fatturato Arsenal stagione per stagione (1996-2016) e posizione in Deloitte Money League. Dati in milioni di Sterline. – Fonte: arsenal.com, Deloitte Money League
Un marchio globale.
Arsenal è un brand molto conosciuto all’estero e soprattutto nel sud-est asiatico ha una folta schiera di sostenitori. Negli ultimi cinque anni inoltre è, al netto della crescita del Manchester City (che però partiva da un livello più basso quindi è normale cresca più velocemente), il club inglese che è più migliorato sotto questa voce: sono infatti 470 i milioni di maggior valore del brand nelle ultime 5 stagioni (21.9% di CAGR). Oggi il marchio Arsenal vale 858 milioni di Euro.
Grafico 5: brand value Arsenal (2012-2016) e confronto con principali concorrenti inglesi. Dati in milioni di Euro. – Fonte: brandirectory.com
Il valore aggiunto: l’Emirates.
Costato 390 milioni di sterline e inaugurato nella stagione 2006/2007, l’Emirates Stadium ha sostituito il leggendario Highbury come casa dell’Arsenal. Se da un lato per i nostalgici è stato un difficile colpo da digerire, dall’altro questo asset si sta dimostrando una più che oculata scelta strategica da parte del club. La capienza è passata da 38,419 spettatori agli attuali 60,260 con un aumento di capacità del 57%.
Grafico 6: confronto Highbury vs Emirates.
Ma non è soltanto la capacità a essere aumentata con il nuovo stadio: i ricavi generati da Emirates nei suoi primi 9 anni di vita sono stati quasi quattro volte superiori a quelli registrati dal “vecchio” Highbury nei primi 10 anni della gestione Wenger. Inoltre il fatturato da stadio medio annuo è passato dai 25 milioni di sterline del passato agli attuali 95 milioni: in sostanza con questo asset ogni anno l’Arsenal si è garantito un floor di ricavi stabili molto superiore ad altri team concorrenti. In questo modo la dirigenza può pianificare al meglio la gestione senza essere strettamente dipendente dai risultati sportivi, che da sempre sono caratterizzati un’insita incertezza.
Grafico 7: fatturato Highbury vs fatturato Emirates. Dati in milioni di Sterline. – Fonte: arsenal.com
Il fatto che lo stadio sia il vero valore aggiunto dei gunners può essere riassunto utilizzando tre indicatori: il load factor, la media spettatori e il ricavo totale da stadio. Solamente il Borussia Dortmund vanta un load factor (percentuale di riempimento) superiore all’Arsenal (99.8% contro 99.3%). Ciò che impressiona notevolmente poi sono i soltanto 394 posti liberi per gara interna con uno stadio da 60mila spettatori. Ma se in questi dati l’Arsenal ha ancora qualche concorrente, nei ricavi totali da stadio è il club leader indiscusso.
Tabella 2: load factor e media spettatori per i top 10 club europei. – Dati in milioni di Euro.
132 milioni di Euro di ricavi nella stagione 2014/2015 (103 milioni di Sterline) pongono infatti l’Arsenal come primo in questa particolare classifica. Il competitor più prossimo, il Real Madrid, incassa ogni anno 129 milioni dai biglietti staccati al Santiago Bernabeu, mentre il Barcelona – terzo – ne incassa 117 dal “suo” Camp Nou. Tuttavia è interessante notare come questi due impianti vantino 20mila e 40mila posti a sedere in più dell’Emirates: lo stadio londinese è in questo senso il più ricco e il più efficiente, esigendo un prezzo medio superiore per posto a sedere. Un altro esempio può essere fatto con il Manchester United, il primo concorrente inglese: i red devils incassano 18 milioni in meno dei gunners, nonostante una media spettatori nettamente più alta (75mila persone contro 59mila), che giustificherebbe invece una posizione invertita nella classifica di fatturato.
Ecco perché lo stadio è l’arma in più “nelle mani” di Arsene Wenger.
Grafico 8: fatturato Emirates vs top 10 competitor europei. – Dati in milioni di Euro.