Stretta tra la finanziaria da scrivere e il referendum costituzionale da votare, la riforma della legge Melandri rallenta in Parlamento e il rischio è che sia approvata troppo tardi per essere testata con l’asta per i diritti tv 2018-2021 della Serie A. La proposta di legge firmata da Bonaccorsi-Sbrollini è stata presentata alla Camera il 17 maggio 2016, ma è ferma in commissione Cultura: viste le agende fitte-fitte della politica, non si incomincerà a parlare seriamente di calcio e televisione prima di gennaio, cioè quando la Lega avrà già scritto più di una bozza del bando valido per il prossimo triennio.
Calendario alla mano, come spiega una fonte parlamentare a Calcio e Finanza, per approvare la riforma, tra il dibattito in commissione e la doppia lettura Camera-Senato, ci vogliono sette-otto mesi e va da sé che la Lega non potrà aspettare agosto per incominciare a ragionare su come mettere in vendita le sue immagini per i prossimi tre anni.
La sola alternativa per non bandire l’asta della A con le vecchie regole è che il governo Renzi decida di pigiare forte sull’acceleratore e scegliere la strada del decreto legge, facendo leva sull’urgenza di un tagliando alla Melandri. A quel punto i tempi si accorcerebbero parecchio; ma se invece si dovesse continuare a seguire l’iter tradizionale ecco che il pubblico dovrebbe dire addio, almeno per i prossimi tre anni, alla partita in chiaro una volta la settimana – una delle grandi promesse della riforma scritta dalle deputate dem.
Questo perché la maggioranza partirà con i lavori parlamentari solo quando la Lega sarà avanti con i suoi. Del resto, chi conosce il mondo della A sottolinea come un bando del genere non si possa scrivere in poche ore e quello dei diritti tv sarà il primo dossier sul tavolo del presidente dei club, dopo le elezioni che si terranno entro fine anno. L’obiettivo dei club è pubblicare la gara in tarda primavera, aprire le buste all’inizio dell’estate e assegnare i pacchetti nel giro di qualche settimana.
Per come vede la Serie A, il timore è che le regole possano cambiare in corsa, subito dopo l’inizio dell’asta o, peggio, poco prima della sua partenza. Via Rosellini avrebbe più di una difficoltà a cambiare tutto in fretta, soprattutto se la volontà della maggioranza è cambiare profondamente lo scenario imponendo una partita in chiaro alla settimana. Per partire subito con i nuovi criteri – e fare del campionato italiano una lega “più bella e competitiva”, per usare le parole del sottosegretario Luca Lotti – la maggioranza ha davanti a sé la sola strada del decreto legge: ogni valutazione sarà fatta dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre, ma se le cose dovessero mettersi male bisognerebbe ripartire dal via. Per la tranquillità della A.