Paolo Maldini con la maglia del Milan nella stagione 2004/05 (Insidefoto.com)
Paolo Maldini con la maglia del Milan nella stagione 2004/05 (Insidefoto.com)

Marco Fassone, amministratore delegato designato del futuro Milan a proprietà cinese, ha incontrato Paolo Maldini già in quattro occasioni negli ultimi tempi per provare a convincere l’ex capitano del Milan ad entrare nella dirigenza del club rossonero una volta che sarà formalizzato l’acquisto della società da parte della cordata di investitori riuniti nel veicolo Sino-Europe. E’ lo stesso Maldini a rivelare questo particolare sia in un’intervista alla Gazzetta dello Sport sia in alcune dichiarazioni rilasciate a Repubblica.

«Confermo che ci siamo visti quattro volte», afferma Maldini. «Mi sono stati esposti i progetti della proprietà e il mio ruolo. Ma proprio la definizione del ruolo è il punto chiave per andare avanti. Io vorrei condividere con i nuovi proprietari il progetto, per identificarmi con loro, con i loro obiettivi, con i loro piani. È la mia storia col Milan che me lo impone. Io al Milan voglio dare qualcosa di reale e di concreto».

Per ora l’ex capitano rossonero non ha sciolto la riserva, ma la proposta di Fassone non sembra convincerlo a pieno, non tanto per questioni di soldi (Il Giornale, ad esempio, indica anche nella futura retribuzione di Maldini una delle questioni su cui ci sarebbe distanza tra le parti) quanto per la ripartizione delle deleghe tra i componenti del futuro management team del Milan.

«Mi fa sorridere che si parli di questioni economiche, non siamo nemmeno arrivati a parlarne», sottolinea l’ex capitano del Milan. «Il punto è un altro. Se mi si chiede di riportare a competere per la Champions, con un progetto triennale o quinquennale, una squadra che da tre anni è fuori dalle coppe, io devo condividere le responsabilità con i proprietari».

Lo schema illustrato da Fassone a Maldini prevede infatti che quest’ultimo assuma l’incarico di Direttore dell’area tecnica, sulla stessa linea gerarchica del futuro Direttore sportivo, Massimiliano Mirabelli, con riporto diretto all’amministratore delegato e direttore generale Fassone.

Uno schema che, a giudizio di Maldini, appare non ben definito.  «Ci sono due ostacoli evidenti: la mancanza di una responsabilità diretta nell’area tecnica e la scarsa chiarezza sul ruolo», spiega Maldini alla Gazzetta dello Sport. «Mi hanno prospettato una struttura con Fassone a.d., io direttore tecnico e Mirabelli direttore sportivo. Ma il punto è: cosa farò? Io e Mirabelli dovremmo gestire la parte sportiva, ma se c’è una differenza di vedute chi decide? Non posso avere un ruolo a metà con un’altra persona. Mi sembra inevitabile affrontare subito il problema».

Maldini, diversamente da quanto insinuato da alcuni organi di stampa, non ha alcuna intenzione di scavalcare Fassone («è assolutamente credibile, capisco che abbia carta bianca»), ma punta ad avere un rapporto diretto con la nuova proprietà.

«A me è stato detto che l’obiettivo è riportare il Milan tra le prime cinque squadre del mondo. Ma questo significa lavorare 24 ore al giorno per tanto tempo. Io sono disposto a farlo, ma devo sapere bene come stanno le cose», spiega ancora l’ex capitano alla Gazzetta, aggiungendo: «Ho bisogno di condividere il progetto e di sentirmi dire da loro cosa vogliono da me. Il lavoro sarebbe complicato ma affascinante: lascerei la vita tranquilla di questi anni per rimettermi in gioco, quindi devo sapere tutto. Dalla proprietà».

Per il momento nessuna dead-line è fissata, ma nei prossimi giorni si definirà tutto in un senso o nell’altro. «Io non ho fretta e sinceramente non mi sembra nemmeno il caso di averne vista la vastità del progetto. Vorrei solo sapere da loro cosa intendono fare per il bene del Milan. Poi io ci metterei la faccia, la credibilità, l’attaccamento ai colori, il tempo, la condivisione di un progetto, il lavoro».

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