Nacque 100 anni fa, il 13 novembre 2016, la Società Anonima Calzificio Torinese. Una realtà italiana che aveva sede in corso Regio Parco nella periferia di Torino che avrebbe scritto la storia del calcio italiano con marchi come Robe di Kappa, icona del calcio anni ’80 e ’90 ed ancora presente in serie A, sulle maglie di Napoli, Sassuolo e Torino (oltre a quella del Pisa in serie B).

Un marchio che ha vestito gran parte del calcio degli anni ’80 e grandi campioni ed è stato protagonista sulle maglie della Juventus in occasione delle due Coppe Intercontinentali vinte, quando lo sponsor tecnico era l’unico marchio che poteva comparire sulla maglia.

Ma ovviamente anche il Milan dei tre olandesi, Gullit – Van Basten – Rjiakkard, ultima società capace di vincere due Coppe dei Campioni consecutive, vestiva Robe di Kappa.

milan

Nel 1985 con il marchio Robe di Kappa la Juve arriva sul tetto del mondo. Sono anni in cui la comunicazione nel calcio non è ancora sviluppata come ora, e le celebrazioni a fine gara non seguono i rigidi protocolli dei giorni nostri.

E la Kappa è quasi beffata quando a fine gara i giocatori bianconeri sul campo di Tokio scambiano la maglia con quelli dell’Argentinos Juniors sponsorizzato Adidas.

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Ma Kappa sarà fedelissima e rimarrà sulle maglie fino al 1996 quando sarà Alessandro Del Piero a regalare il trofeo mondiale alla Juventus.

E sempre con lo sponsor Robe di Kappa sulla maglia la nazionale, quattro anni più tardi, all’europeo del 2000, sfiorerà la vittoria all’Europeo, vestendo la maglia “Kombat”, attillata e creata con un tessuto destinato a cambiare da lì a poco la vestibilità e lo stile delle maglie da calcio.

robe kappa storia azienda cento anni basicnet

Sempre negli anni dell’Europeo 2000 un altro successo legato a Kappa è il terzo scudetto della Roma di Totti, Batistuta, Montella e Nakata.

Oggi l’azienda è sempre in quello stesso posto e si chiama BasicNet, è quotata alla Borsa di Milano e fa capo a Marco Boglione, fondatore e presidente, e proprietaria dei marchi Kappa, Robe di Kappa, K-Way, Superga, Anzi Besson, Lanzera, Jesus Jeans.

Ne scrive oggi la Repubblica nell’inserto Affari e finanza.

La società è passata anche da un fallimento, ma il percorso che ha portato dal Mct a Basic Net appare come unico: passando per due guerre e un sostanziale apporto all’evoluzione dei costumi e della moda nella quale la holding di Marco Boglione ha giocato e continua a giocare un ruolo di primo piano.

Tra le famiglie torinesi fondatrici: i Donn, banchieri torinesi, i Vitale e i Sacerdote, ceppo ebraico alessandrino, attivi nel commercio tessile, l’avvocato Michelangelo Bersanino.

Assieme creano la Società anonima che, utilizzando un piccolo calzificio nella periferia est torinese cominciano a lavorare su scala industriale: poco più di dieci anni dopo 400 operaie producono 600 dozzine di calze al giorno per un 70% destinate all’esportazione.

Negli anni Trenta l’azienda risente degli effetti del fallimento della Banca Donn ma recupera sotto la guida di Davide Vitale e Giuseppe Lattes: Vitale nel 1938 diventa amministratore delegato.

Nel decennio post bellico l’azienda si trasforma il Maglificio Calzificio Torinese Mct, dopo l’acquisto nel 1955 della Manifattura tessuti maglierie Spa.

Quando muore nel 1969 Davide Vitale al comando del Mct gli subentra il figlio Maurizio, che morirà poco più che quarantenne dopo avere inventato, assieme a Marco Boglione, il marchio Robe di Kappa e avere portato i jeans della Jesus (Chi mi ama mi segua) anche nell’Unione Sovietica.

Il percorso di Boglione inizia in azienda, con Vitale, diventando suo assistente, poi responsabile della comunicazione e a 25 anni direttore commerciale e marketing del Mct. Seguono un distacco e un ritorno.

Il primo per andare a fondare con Luciano Antonino la Football Sport Merchandise Spa, una delle prime aziende europee a produrre e commercializzare su licenza abbigliamento e accessori con marchi e colori delle squadre di calcio.

Il secondo quando nel 1995 fallisce il Mct e Boglione riesce ad aggiudicarsi l’azienda all’asta scommettendo sulla possibilità di rilanciarla e per questo creando BasicNet.

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Nei venti anni che vanno dal 1995 al 2015 Boglione riesce a trasformare un fallimento in un successo, con una crescita negli ultimi 5 anni che ha portato il fatturato da 367,5 milioni di euro a 517 mln.

Ora l’azienda si struttura attorno al quartier generale di Torino nel quale è stato creato il Basic Village, centro commerciale unico nel suo genere, una creazione fedele alla filosofia del suo ideatore, secondo cui “l’Italia è il migliore showroom del mondo”.

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