Un fattore puramente commerciale, che non aiuta a migliorare il livello sportivo e qualitativo delle competizioni. E’ ciò che pensano gli italiani a proposito della crescita di sponsorizzazioni e ricavi da diritti televisivi nei grandi campionati a squadre (calcio, basket e altre discipline).
Un fenomeno che – secondo gli intervistati del sondaggio Swg proposto questa mattina sulle colonne del Corriere Economia – non porterà a un maggiore livello di qualità delle prestazioni e rischia di privilegiare soltanto l’aspetto spettacolare degli eventi.
Lo pensa il 58% degli intervistati, mentre il 28% ritiene che vi sarà un maggiore livello di qualità delle prestazioni. Senza opinione il 14%.
«Lo sport mette in moto fenomeni economici rilevanti; e non si tratta solo delle Olimpiadi, di cui peraltro si discute la resa, ma di grandi eventi periodici che coprono larghe parti dell’anno. L’organizzazione di manifestazioni, campionati, tornei, gare di varie specialità ha effetti sull’occupazione, sulla valorizzazione dei luoghi che li ospitano, su ricadute economiche di diverso genere», spiega Maurizio Pessato, presidente dell’Istituto, che poi sposta l’attenzione sulla crescita delle sponsorizzazioni di questi eventi, in particolare dei grandi campionati a squadre e dei tornei internazionali, e dei ricavi per i diritti televisivi, con le varie forme di fruizione.
«È un nuovo modo di finanziare la pratica delle gare sportive e mette in moto delle conseguenze che potrebbero influire o meno su quanto accade in quel mondo — riflette Pessato —. Emerge una preoccupazione tra gli spettatori e gli sportivi, legata al fatto che questa maggiore disponibilità finanziaria non sia funzionale a innalzare il livello di qualità delle prestazioni ma produca una enfatizzazione della spettacolarità degli eventi riducendone la caratura strettamente sportiva».
Quasi il 60% delle persone che seguono una o più attività sportive segnala infatti questo rischio; quasi la metà invece ritiene che la crescita dei finanziamenti comporterà un miglioramento della qualità agonistica. «In particolare si osserva che i giovani sono leggermente più propensi a non vedere problemi; cioè chi è più avvezzo al modo di comunicare attuale. I dati indicano che una maggioranza ampia degli amanti dello sport mette le mani avanti: la competizione sportiva deve mantenere dei valori di fondo», conclude l’esperto