Champions League e Serie A aspettano il momento più opportuno, ed anche in Inghilterra – dove i diritti tv per il mercato estero ed extraeuropeo in particolare continuano a crescere – dopo i grandi rialzi degli ultimi anni, i nuovi accordi sui diritti tv si fanno sempre più delicati.
L’impressione generale è che il mercato europeo dei diritti tv del calcio sia vicino alla saturazione, come è inevitabile in qualsiasi tipo di processo economico: la crescita non può essere perenne.
E così, se in Italia la stessa Infront – advisor della Serie A per i diritti tv – ha sottolineato l’importanza del timing per l’uscita dei pacchetti del triennio 2018-2021, in Inghilterra sono le due piattaforme concorrenti: BT e Sky, a minimizzare le attese di chi si aspetta un ulteriore aumento quando il triennio 2019-2022 verrà messo in vendita.
Il limiti ci sono e lo si è già capito da noi quando la megaofferta di Mediaset Premium per la Champions League non hanno portato un adeguato aumento di abbonati.
Anche per questo Jeremy Darroch (ad di Sky) ha detto durante una conferenza di settore a Barcellona che in riferimento al mercato italiano la piattaforma satellitare “agirà opportunisticamente” considerando l’attuale difficoltà di Mediaset nella vicenda che la vede opposta a Vivendi.
Il che significa giocare al ribasso.
L’impressione generale, quindi, è che se grande attenzione viene posta da tutti sulla necessità di acquisire i diritti dei maggiori eventi calcistici, allo stesso tempo una eventuale “sconfitta” all’asta non viene vissuta come un dramma, anzi.
BT, in maniera analoga a Mediaset, ha battuto Sky (e ITV) nel 2013 con un’offerta da 900 milioni di sterline in tre anni per l’esclusiva di Champions League ed Europa League nel Regno Unito.
Se da una parte l’offerta di BT è diventata un valore per la crescita del gruppo diventando la spina dorsale di BT Sport (ma è stata poi criticata dall’UEFA che lamenta una scarsa esposizione rispetto a quando l’accordo prevedeva anche partite in chiaro su ITV), dall’altra la vittoria ha scatenato l’ondata inflazionistica che si è poi manifestata nel record di 5,1 miliardi dei diritti di Premier (+70%).
In Germania i riflessi di questi rialzi hanno generato un +85% con Sky nella parte del Leone.
Per questo Darroch ha aggiunto che ora le aziende saranno messe di fronte a scelte difficili sintetizzando il pensiero: “Cercheremo di vincere ma siamo anche felici di perdere: il calcio e lo sport sono importanti, ma ogni giorno sono meno importanti”.
Gavin Patterson (ad di BT) si è limitato a dire che “esiste un limite” alle offerte possibili: “Sappiamo quanto vale il calcio ma non andremo oltre, se il prezzo sarà troppo alto rinunceremo”.
Entrambi convengono sul fatto che le abitudini della gente stanno cambiando (anche, e non solo, per l’abitudine sempre più diffusa a vedere partite in streaming e non per forza sullo schermo televisivo): lo dimostrano i dati di inizio stagione che in Inghilterra hanno fatto registrare un calo degli ascolti.
Secondo gli analisti la prossima asta potrebbe avere una ulteriore crescita del 25% dei valori, ma secondo i due amministratori delegati gli attuali valori sono molto vicini al punto massimo.