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Antonio Conte (Insidefoto.com)

C’erano una volta i rinvii alla viva il parroco, le barricate, la panchina lunga, l’estremo difensore. Termini che venivano direttamente dai giornalisti “cantori” di un gioco in cui il giornalismo era lavoro privilegiato di testimonianza, non ancora spettacolo televisivo alla portata di tutti.

Oggi lo scenario è cambiato. A farla da padrone è un lessico tecnico utilizzato per lo più da ex calciatori che, insieme a un telecronista, raccontano e commentano le azioni di una partita di calcio in tv. Dunque gli artefici di questo nuovo linguaggio sono soprattutto allievi usciti dal super corso di Coverciano, le cosiddette «seconde voci».

Proprio nei giorni scorsi il critico televisivo Aldo Grasso, sul Corriere della sera ha coniato il termine “covercianese” nel suo articolo “Com’è cambiato il calciolinguaggio in tv” per descrivere quel linguaggio che nasce e si sviluppa nella scuola allenatori della Figc.

Una constatazione arrivata qualche giorno prima di un annuncio dato ieri attraverso le agenzie di stampa. La Federazione Italiana Giuoco Calcio e l’Unione Stampa Sportiva Italiana promuovono la IX edizione del Seminario di aggiornamento “Il Calcio e chi lo racconta”, rivolto ai giornalisti sportivi.

Dal 19 al 20 dicembre, nel Centro Tecnico Federale di Coverciano, sono in programma due giorni di formazione – che celebreranno i 70 anni dell’Ussi – sulle principali e piu’ attuali tematiche relative al Calcio.

Giornalisti sportivi di tutta Italia a lezione dal Ct Gian Piero Ventura, dal responsabile della sperimentazione VAR (Video Assistant Referees) Roberto Rosetti, fino alla questione stadi, approfondita dai rappresentanti di Juventus, Roma e Udinese e dal Sindaco di Firenze Dario Nardella, alle ultime evoluzioni tattiche illustrate dal Direttore della Scuola Allenatori di Coverciano Renzo Ulivieri.

Gli ex calciatori, ora allenatori, si sono sostituiti in quello che una volta era un ruolo che spettava ai giornalisti. Un linguaggio meno critpico e più colorito, che ha segnato la storia passata della narrazione sportiva. E’ il trionfo del “covercianese”.

Alcuni esempi? Ecco un ventaglio di termini che nel gergo calcistico significano una cosa e nel vocabolario di italiano un’altra.

Inerzia” in italiano significa «stato di inazione», per il telecronisti invece indica un moto («è cambiata l’inerzia della partita»).

Altro esempio: “prospetto“. Sui vocabolari ha vari significati ma non quello dato dai telecronisti che è «calciatore giovane di buone prospettive».

E da Coverciano arrivano termini come “appoggio”, “sovrapposizione”, “terzo uomo”, “palla coperta”, “palla scoperta”.

Ma nelle redazioni non tutti parlano il covercianese. Anni fa un collega dello sport scrisse “Tizio segna con un colpo sotto” ma si vide rifiutata la dicitura dal caporedattore (a digiuno di linguaggio sportivo) secondo cui il “colpo sotto” era criptico e inaccettabile: “Se non scrivi sotto cosa il lettore non capisce”, la sua obiezione.

Probabilmente, questo contagio è ormai inevitabile se non addirittura necessario. Per essere in grado di raccontare un gioco che attraverso le tv è alla portata di tutti il giornalista deve padroneggiare il linguaggio ed alzare il suo livello di conoscenza per continuare ad essere un tramite necessario tra il livello tecnico e quello degli spettatori che oggi, complice la disponibilità illimitata di immagini, replay e highlights, hanno molte più possiblità di testimonianza diretta dell’evento di quante non ne avesse il giornalista di ieri.

Mentre con i vari Football Manager, Fifa e Pes, vedono accrescere le loro competenze – quantomeno di narrazione e interpretazione del gioco – a livelli prima inimmaginabili ma ora accessibili a ragazzi e ragazze in età adolescenziale se non addirittura infantile.

«Il covercianese – ha spiegato Bruno Pizzul, voce storica delle telecronache Rai, nei giorni scorsi sempre al Corriere della sera – è legato alla moda del momento, è un linguaggio per iniziati. Al di là dei gusti personali il racconto delle partite avviene attraverso un tecnicismo esasperato che andrebbe moderato».

Lo stesso Pizzul chiude accettando con tono critico: «Questo linguaggio è molto più calibrato sulla valutazione pressoché scientifica di una partita, un’impostazione molto discutibile. Per fortuna il gioco mantiene il suo fascino proprio perché imprevedibile e irrazionale”.

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