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Cambia Mediaset Premium, ma soprattutto cambia “l’approccio” della pay tv del Biscione con il calcio e i diritti televisivi dello sport. È quanto emerge dalla presentazione che il management di Cologno Monzese ha messo a punto per il road show con gli investitori internazionali, in corso oggi a Londra. Premium cambierà pelle, tanto da essere citata una sola volta in 45 pagine di presentazione: per la pay tv verrà adottato nel piano triennale “un approccio opportunistico” sui diritti televisivi del pallone e ci sarà una divisione tra la piattaforma di distribuzione e il business editoriale, cioè se ne deduce che Mediaset potrebbe ospitare sui propri canali i detentori dei futuri diritti.

E il ‘new role’ della tv a pagamento di casa frutterà parecchio, nei piani di Mediaset: gran parte dell’aumento della redditività del Biscione nel 2020, soglia a 468 milioni di euro, arriverà dalla pay che da sola dovrebbe fornire un utile prima degli oneri finanziari (Ebit) aggiuntivo di circa 200 milioni. Il resto della torta, spiega Mediaset nelle sue slide, è composto dai 123 milioni di Ebit aggiuntivo dalla riorganizzazione interna, 90 dall’aumento della raccolta pubblicitaria, 45 da “investimenti e ottimizzazioni”, 10 milioni da partnership nelle radio.

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Mediaset, per quanto riguarda la sua proposta pay, cerca un partner per poter offrire ai propri utenti un servizio completo, senza dover spendere troppo per i diritti come è avvenuto nel recente passato. E lo ripete più volte nella presentazione: “Il business deve essere sostenibile con o senza calcio”, spiega Cologno agli investitori internazionali. Anche perché lo sport nel suo complesso non è considerato strategico per la tv gratuita, ma core business per la piattaforma a pagamento: nel piano presentato a Londra, Mediaset evidenzia come lo share medio dei match di Champions League trasmessi in chiaro sia più basso di 6 punti per cento rispetto all’ascolto di Ciao Darwin o Amici.

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L’importanza di accasarsi con un partner è sottolineata dallo stesso Biscione che la considera l’unica strada per poter sostenere i costi crescenti dei diritti sportivi e offrire un prodotto di qualità agli abbonati. Mediaset ricorda quanto sia limpido l’andazzo globale: “I trend di mercato nella pay tv sono chiari – scrive nella presentazione agli analisti – convergenza con le telco o consolidamento cross-border“. E questa era stata la scelta fatta dal management che aveva scelto come partner Vivendi prima che i francesi di Vincent Bollorè si sfilassero per poi spingere per conquistare share dell’intero gruppo televisivo.

Intanto, per il 2017 è in agenda il lancio di una nuova piattaforma OTT, cioè sul web, gratuita che possa essere in grado di trasmettare on demand parte dei contenuti che in pancia al Biscione: una sorta di Infinity aperta a tutti, ma senza calcio.

Premium, conclusa la fase anti-Sky: ora forte attenzione ai costi

La fase in cui Mediaset Premium doveva limitare l’espansione di Sky può dirsi conclusa, ora la strategia di Mediaset nella tv a pagamento è cambiata e prevede limiti molto chiari in termini di costi e una riduzione significativa degli investimenti sui diritti del calcio.

E’ quanto indicato dal management di Mediaset nel corso della presentazione delle linee di sviluppo del gruppo televisivo al 2020.

Nel piano di recupero dei profitti operativi, Premium viene indicato come l’asset da cui ci si attende il contributo più significativo nel triennio e cioè 200 milioni di euro di maggiore ebit (468 milioni a livello di gruppo).

Una cura monstre – sottolinea un analista presente – se si pensa che nei primi nove mesi del 2016 Premium ha perso circa 116 milioni di euro. Anche se Mediaset ha comunicato l’intenzione di partecipare alle aste per i diritti televisivi per la Champions League 2018-21 e per la Serie A 2018-21, il gruppo ha specificato che l’approccio a questi potenziali investimenti sarà di tipo opportunistico. Nella presentazione Mediaset ha infatti puntualizzato di mirare a rendere Premium sostenibile anche senza i diritti delle competizioni sportive.

“Quella che è stata prospettata è uno scenario da micro-paytv per Premium – aggiunge un analista citato dall’agenzia Radiocor – visti i forti risparmi che il gruppo intende realizzare nel triennio”. “La strategia su Premium sembra chiara – commenta un altro partecipante alla presentazione londinese – e prevede una drastica riduzione dei contenuti del calcio che sono più costosi”.

Nell’incontro con gli analisti il management di Mediaset ha ripercorso la strategia adottata negli anni con l’investimento in Premium che rispondeva a quattro strategie: “Frenare la crescita della televisione satellitare”; “Sfruttare le frequenze del digitale terrestre e altri asset di Mediaset“; “Testare caratteristiche e funzionalità della tv non lineare”: “Supportare la strategia crossmediale della concessionaria di pubblicità”.

Questo ruolo della pay-tv può ora dirsi terminato e l’obiettivo e’ quello di una Premium “piu’ snella” sotto il profilo della struttura operativa e meno esposta ai costi dei diritti del calcio ma focalizzata sulle partnership nei contenuti con altri player sfruttando la piattaforma tecnologica a disposizione.

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Mi piacciono tanto le domande: giornalista, nato a Bari e adottato da Milano.