A carico della società bianconera non sono emersi reati penali in seguito all’inchiesta torinese sui rapporti tra i dirigenti della Juventus e il tifo organizzato. Ora il nuovo capitolo nell’ambito della giustizia sportiva.
Stando all’avviso di conclusione delle indagini, firmato dal procuratore Giuseppe Pecoraro, al termine degli accertamenti nati dopo l’inchiesta della procura di Torino sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva, la Procura della Figc intende procedere con il deferimento di Andrea Agnelli e di tre dirigenti, ex dirigenti e funzionari, nonché della stessa Juventus a titolo di responsabilità diretta e oggettiva.
Oltre ad Andrea Agnelli gli altri soggetti interessati sono Francesco Calvo, all’epoca dei fatti dirigente del settore commerciale (poi passato al Barcellona), Alessandro D’Angelo, security manager, e Stefano Merulla, responsabile del ticket office.
“Nessun dipendente o tesserato della Juventus è stato indagato in sede penale”, ha ribadito la società ieri in una nota, precisando di avere “sempre collaborato” con la giustizia, quella penale e quella sportiva.
Nel frattempo la commissione antimafia accende un faro a tutto campo sul mondo del calcio, con una indagine in tutta Italia che porterà i parlamentari ad ascoltare tutti i presidenti di Figc, Aic, Lega di serie A, Lega di serie B e Lega pro. Obiettivo: fare chiarezza sulle eventuali intrusioni della criminalità organizzata.
Nel maggio scorso Federcalcio, Leghe e Viminale avevano firmato un protocollo per misure di prevenzione alle infiltrazioni mafiose nel calcio.
Nell’ambito del lavoro di indagine dell’Antimafia, il deputato Angelo Attaguile (Lega) annuncia di “volere iniziare” proprio “con la Juventus”, per poi occuparsi “del Crotone, del Catania e di tutte le società, anche della Lega Pro, che sono finite nel mirino della giustizia”.
Ma il presidente del comitato ‘mafia e sport’, Marco Di Lello (Pd), informa che solo fra qualche settimana si deciderà se convocare i vertici del club bianconero. Prima bisogna sentire (il 7 febbraio) i pm della procura di Torino che, nel quadro dell’inchiesta ‘Alto Piemonte’ sulla ‘ndrangheta nel Nord-Ovest, hanno indagato sul business del bagarinaggio.