“Lo sport è molto ben coperto dalla tv tradizionale. Rimaniamo su film e serie tv, anche perché i diritti dei match costano moltissimo”.

Lo ha detto Reed Hastings, classe 1960, fresco vincitore di un Oscar, con Netflix, di cui è fondatore e CEO, arteficie di successo della delicata transizione dal mercato delle copie fisiche a quello delle copie digitali: 93 milioni di persone (lo) pagano una decina di euro al mese per vedere contenuti in un contesto, Internet, che li aveva abituati al tutto gratis (e pirata).

Hastings, in una intervista pubblicata oggi dal Corriere della sera, esclude quindi un ingresso di Netflix nel mondo sportivo, sia a causa dei costi che per il fatto che gli eventi in diretta non rientrano nel modello di business della piattaforma.

E sulle vicende televisive italiane si chiama fuori: da una parte conferma l’obiettivo di raggiungere un terzo delle case nei prossimi 5 anni, mentre dall’altra non teme le mosse di Mediaset-Vivendi o Sky? «Vedremo cosa accadrà (afferma riferendosi alla stretta di mano italo-francese, ndr), di sicuro c’è che loro sono una costola delle tv mentre noi siamo focalizzati su Internet. Non mi preoccupo, non ci tocca un eventuale fusione».

 

Chi potrebbe aggredire voi, invece, è Facebook: sembra intenzionato a puntare sulla creazione di contenuti video originali. Diventerà un rivale?

Infine sui competitor del web: «Facebook o YouTube sono attivi nella raccolta pubblicitaria destinata ai video. Noi non ospitiamo spot e non abbiamo intenzione di farlo in futuro, vogliamo continuare a offrire un’esperienza simile a quella del cinema: l’immersione totale nei contenuti senza alcuna interruzione».

 

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