Qual è il revisore della Juventus
(Insidefoto.com)

Al tweetdi Andrea Agnelli, presidente della Juventus, che smentisce seccamente presunti contatti con boss mafiosi riguardanti il tema bagarinaggio, l’unica reazione forte arrivata è per ora quella degli azionisti: il titolo Juventus, infatti, ha segnato un importante gol in Borsa, dopo uno scatto del 10,6%, portandosi a 0,41 euro, livello che non vedeva dal 2010. A fare il punto della situazione, registrando i rumors intorno alla società, è oggi il quotidiano Il Giornale, in un articolo di Pierluigi Bonora.

Un modo – scrive sempre il Giornale – per fare quadrato sul presidente e la squadra che sta per portare a Torino il sesto scudetto consecutivo. Nessuna presa di posizione, invece, dal cda della società bianconera e neppure da Exor, la holding di casa Agnelli guidata dal cugino John Elkann che controlla il club.

«Ha già risposto il presidente. Non occorrono ulteriori precisazioni e non esiste alcun disallineamento tra Andrea a John», viene ribadito a proposito di ipotizzate «ruggini» tra i due cugini. E anche dalla famiglia si fa blocco per allontanare insinuazioni e gossip: «Siamo tutti d’accordo e uniti sulle decisioni prese da chi ci rappresenta, cioè John Elkann. I rapporti tra John e Andrea sono ottimi», giura invece un parente.

In realtà, negli ambienti vicini alla famiglia le voci del tipo «fratelli-coltelli» continuano («il fatto che Andrea porti il cognome Agnelli, quello dell’Avvocato, alla lunga potrebbe dare fastidio al cugino, impegnato ad aumentare il suo già forte potere»).

Oltre ai problemi legati alle molteplici attività imprenditoriali, il nipote che l’Avvocato aveva indicato come erede e condottiero degli affari di famiglia, deve spesso intervenire per chiudere nel modo più indolore possibile le falle come quelle aperte dal fratello Lapo, coinvolto alla fine del 2016 in un nuovo festino a base di alcol e droga a New York, finito poi con la decisione del giudice di far cadere le accuse di finto sequestro. Lapo Elkann, se riconosciuto colpevole, avrebbe rischiato grosso: da due a dieci anni.

I due fratelli, John e Lapo, erano martedì al Salone dell’auto di Ginevra: il primo con indosso un gessato blu scuro, il secondo con una giacca azzurrina a fare la spola tra gli stand di Ferrari (il suo amore e per la quale sogna di diventare in futuro presidente, cosa che piacerebbe però anche al cugino Andrea) e quello di Alfa Romeo.

La palla, però, resta sempre al solito John, al quale spetta l’ultima parola su tutti gli affari e i movimenti di famiglia. C’è da chiedersi, poi, come avrà reagito ieri dopo l’intervento del ceo di Volkswagen, Matthias Müller, il quale ha imitato la collega Mary Barra, presidente e ad di Gm.

«Non siamo aperti a trattative su nulla, abbiamo altri problemi, non vedo Marchionne da mesi», ha risposto il top manager tedesco alle parole di Marchionne sempre a caccia di un partner per Fca («non ho dubbi che a un certo momento Vw verrà a parlarci», aveva affermato martedì a Ginevra).

E anche i rapporti non più idilliaci con Marchionne, insieme all’individuazione nei prossimi mesi di un successore al volante di Fiat Chrysler Automobiles all’altezza dell’attuale ad, per Elkann rappresentano un problema.

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