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Javier Zanetti, vicepresidente dell'Inter (Insidefoto)

“E’ difficile fare paragoni tra le varie gestioni, di certo ogni proprietà ha sempre avuto a cuore il bene dell’Inter. Suning oggi sta lavorando e programmando molto bene. Sono ambiziosi, hanno progetti e idee chiare per il futuro e grande rispetto per il nostro Club. Hanno portato un approccio internazionale molto evidente. Sono arrivati in Italia con la consapevolezza di essere entrati in un grande club e oggi vogliono riportare l’Inter nell’elite del calcio mondiale, dove merita di stare“.

Così il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha fatto il punto sui programmi della nuova proprietà nerazzurra nel corso del suo intervento alla conferenza “La Cina e il calcio globale: il caso Inter. Aspetti culturali ed economici” tenutasi oggi all’Università statale di Milano.

“Il fatto di trovare un gruppo che venga a investire nel nostro calcio e con grandi ambizioni non è semplice”, ha aggiunto Zanetti, che ha avuto parole di elogio anche per il figlio di Jindong Zhang. “Steven Zhang è giovanissimo, una persona molto educata e molto intelligente. Ci tiene tantissimo al bene di questa società, io gli sono molto vicino e spero di poter creare anche fuori dal campo una squadra forte che rispecchi poi i risultati di quella che gioca sul campo”.

Zanetti si è soffermato poi sul suo rapporto con l’ex presidente nerazzurro Massimo Moratti. “Mi ha aperto le porte di un grande club quando ero sconosciuto, partendo da una città molto piccola per arrivare ad un grande club come l’Inter”, ha spiegato il capitano dell’Inter del “triplete”.

“Poi man mano, con il passare degli anni, il nostro legame è diventato più forte”, ha aggiunto Zanetti riferendosi a Moratti, “Ho imparato da lui l’importanza di prendere decisioni importanti con grandi valori umani, che difficilmente si vedono nel mondo del calcio e questo è quello che mi porta a dire che l’Inter è una famiglia. Paragoni? Difficile farne tra le varie gestioni, di certo ogni proprietà ha sempre avuto a cuore il bene dell’Inter”.

Infine sulla sua nuova carriera da dirigente: “Non ho avuto dubbi, volevo continuare a lavorare per la mia squadra, a difendere i colori che ho sempre difeso sul campo. Quando mi hanno proposto questo incarico ero felice e consapevole del fatto che il percorso intrapreso non si sarebbe fermato. Per diventare allenatori serve una vocazione particolare, io ho preferito scegliere di lavorare maggiormente dietro le quinte, una cosa che apprezzo molto, e di essere utile a questo Club in ogni modo. C’e’ tutto un mondo da scoprire, devo ascoltare le persone che sono in questo mondo da tempo più di me. Mi piace il ruolo da dirigente perché permette di lavorare con tanti attori importanti come le istituzioni, gli sponsor, i media e soprattutto i tifosi. E questo mi consente di avere un confronto costante con altri dirigenti per scoprire modelli manageriali innovativi”.

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