Sole 24 Ore CdA

Vivendi, la media company francese primo azionista di Telecom Italia e secondo azionista di Mediaset, avrebbe manifestato al presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, la propria disponibilità a partecipare al prossimo aumento di capitale del Sole 24 Ore, che si trova nelle condizioni dell’articolo 2447 del codice civile (riduzione del capitale legale sotto i limiti di legge). Lo rivela Repubblica, secondo cui la proposta dei francesi sarebbe stata rimandata al mittente.

Secondo il quotidiano del gruppo Espresso, sul tavolo di Boccia sarebbe pervenuta anche un’altra proposta. In questo caso si tratterebbe di  capitali cinesi. Ma anche in questo caso il leader di Confindustria avrebbe detto di no. «Non voglio fare la fine di Berlusconi con il Milan», avrebbe detto Boccia di fronte alla proposta proveniente dall’estremo oriente.

Ma il problema dei soldi freschi per rilanciare il Sole resta una priorità. Nei giorni scorsi è stato sciolto un primo nodo (che per giorni ha impedito l’uscita del quotidiano), con la messa da parte (in aspettativa) del direttore Roberto Napoletano, (indagato con una decina di esponenti del vecchio management per reati riguardanti false attestazioni sulle copie vendute). Al suo posto oggi c’è Guido Gentili, ma con incarico a tempo.

Il Sole ha però bisogno di risorse per 75 milioni. Dove reperirle? Confindustria è disposta a metterne 30-35, mentre per i restanti 40, l’associazione degli industriali, vorrebbe affidarsi per metà a uno o più nuovi soci e per l’altra metà alle banche.

Sull’identikit del nuovo o dei nuovi azionisti che potrebbero entrare nel capitale del quotidiano, in viale dell’Astronomia sembrano avere le idee chiare.

Nessun socio industriale che operi nel settore: una decisione che sbarra la strada a possibili interessi editoriali di Francesco Gaetano Caltagirone, così come a collaborazioni con l’editore bolognese Andrea Riffeser o a qualsiasi ipotesi di accordi con la Rcs, controllata da Urbano Cairo. E non sarebbe gradito a viale dell’Astronomia nemmeno l’ingresso a un gruppo industriale di gran peso che figuri tra gli associati di Confindustria.

L’obiettivo è allora quello di coagulare un gruppo di piccoli-medi imprenditori, senza peso eccessivo nell’organizzazione, che possano mettere insieme i 20 milioni richiesti e permettano poi a Confindustria di chiedere un impegno equivalente alle banche. Sempre che queste ultime accettino. Boccia ha in mente una tabella di marcia chiara: concludere il risanamento finanziario dell’editrice e solo dopo lasciare che del cambio di direttore si occupi chi è istituzionalmente delegato a quella scelta, ovvero il cda.

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