Il mitico programma della Rai dedicato alle dirette radiofoniche del calcio italiano si rinnova e dall’anno prossimo potrebbe ulteriormente far crescere il proprio ascolto.
“Tutto il calcio minuto per minuto”, dal 10 gennaio 1960 sulle storiche frequenze di Rai Radio1, sta per compiere alcuni passi storici di cui parla oggi su Repubblica Maurizio Crosetti.
Anche in un’epoca di flussi e riflussi, storytelling e narrazioni (basta?), dirette tv ombelicali e social, infatti, il racconto delle partite – che ha salutato nelle scorse settimane il mitico Riccardo Cucchi – resta il programma più ascoltato del pomeriggio.
Allo stadio non si entra più con la radiolina, nessuno più la accosta all’orecchio religiosamente nella passeggiata al parco, mogli e figli muti.
Ora le voci dei radiocronisti corrono in streaming nei telefonini e nei computer, anche se esistono categorie di ascoltatori assoluti: autisti, tassisti, camionisti, malati negli ospedali e a casa, non vedenti, anziani, casellanti, benzinai. Più quell’Italia popolare ed economicamente affaticata, per la quale anche un abbonamento a Sky o Mediaset Premium è un peso.
Anche per questo all’orizzonte ci sono idee e progetti pieni di futuro. «Intanto, dal prossimo campionato Tutto il calcio avrà la diretta Facebook» rivela Andrea Montanari, direttore di Radio1. «Ed è in arrivo una app pensata apposta per la radio, dopo il successo di RaiPlay per la tivù: non solo archivio, seppur prezioso, ma un pulsantone per la diretta a bassissimo consumo di byte».
Quel minuto che dura quattro giorni sarà fermato, sminuzzato e insieme dilatato: «Abbiamo in mente un nuovo marchio, potrebbe essere “Tutto il calcio Weekend”, con una sigla interna dal venerdì al lunedì, pur mantenendo il radicamento forte della domenica pomeriggio». Quasi senza più grandi squadre, però. Ieri alle 15 ha giocato solo il Milan.
«In primavera verranno rinegoziati i diritti che abbiamo ancora per un anno, non ci faremo trovare spiazzati. La parola chiave è “popolare”, in forza del continuo scambio di spunti con gli ascoltatori, dove la Rai rimane un esempio unico tra le grandi emittenti europee».