Venti giorni di inibizione per Massimo Ferrero, all’epoca dei fatti presidente della Sampdoria, oltre a un’ammenda di 6mila euro per il club blucerchiato a seguito del patteggiamento previsto dall’art. 32 sexies del Codice di Giustizia Sportiva. Tutto per una esultanza, diciamo così, poco elegante e molto vistosa durante Sampdoria-Roma del 29 gennaio scorso, gara valevole per la 22esima giornata di Serie A. Nelle indagini condotte dal procuratore federale era emerso “un comportamento volgare ed antisportivo, sia gestuale che verbale” da parte di Ferrero durante la gara di campionato.
Come testimoniato da alcuni video, dalla tribuna Ferrero aveva manifestato un deciso e fermo entusiasmo per la vittoria della sua squadra contro la Roma, club per il quale il patron blucerchiato faceva il tifo prima di rilevare dai Garrone la squadra di Genova.
Data l’evidenza di tutta la faccenda, Ferrero ha preferito evidentemente patteggiare per chiudere in fretta una brutta storia; ma la decisione del giudice sportivo arriva pochi giorni dopo un’altra decisione della giustizia sportiva, ben più pesante: la decadenza dalla presidenza della Samp imposta dalla FIGC a causa del crac della compagnia aerea Livingston.
In quell’occasione la Samp aveva ricordato i fini “esclusivamente sportivi” dalla decisione Federale considerata, in ogni caso, una “decisione ingiusta e non corretta, difettando il presupposto di una sentenza di condanna. Nel massimo rispetto del ruolo degli organi istituzionali della Federazione – aveva scritto il club – U.C. Sampdoria e il suo Presidente proporranno ogni iniziativa a tutela dei rispettivi interessi, diritti e ragioni”. Tra l’altro, era stata quella l’occasione per ribadire la stabilità del management aziendale, con il club che aveva bollato come “del tutto fantasiose e prive di ogni fondamento le illazioni concernenti presunte ipotesi riguardanti l’assetto societario di U.C. Sampdoria”.