Tutti i poteri di Elliott nel nuovo Milan cinese – Un tasso di interesse dell’11,5% in 18 mesi sul finanziamento da 180 milioni di euro concesso alla Rossoneri Sport Investment Luxembourg per completare l’acquisto del Milan dalla Fininvest. Ma anche una penale da 20 milioni – nel caso in cui il closing, ormai prossimo ad essere finalizzato, dovesse saltare – oltre a notevoli poteri sulla governance e sulla gestione della società. E’ quanto ha ottenuto il fondo Elliott, il cui intervento è stato decisivo per sbloccare l’operazione di cessione del club rossonero dalla holding della famiglia Berlusconi a Yonghong Li.
Secondo quanto indicato da Repubblica il fondo Usa avrà il gradimento sul cda, il controllo sulle spese di mercato e non, la verifica ogni due mesi del bilancio e la facoltà di destinare il 20 per cento degli eventuali utili al pagamento del debito di Rossoneri Sport Investment Luxembourg.
Tutti i poteri di Elliott nel nuovo Milan cinese: la governance
Per quanto riguarda il nuovo cda, mentre Silvio Berlusconi sembra propenso a rifiutare la presidenza onoraria, sembra ormai definito un board a otto membri (4 cinesi e 4 italiani). Nel consiglio di amministrazione, che sarà nominato dall’assemblea di venerdì 14 aprile, entreranno lo stesso Yonghong Li, il sui braccio destre “David” Han li, il direttore generale di Haixia Lu Bo, Xu Renshuo (questo il quarto consigliere cinese secondo Il Corriere della Sera), Marco Fassone, che avrà il ruolo di amministratore delegato, Marco Patuano (ex numero uno di Telecom Italia e oggi alla guida di Edizione, la holding della famiglia Benetton), l’avvocato Roberto Cappelli e l’ex ad di Eni ed Enel, Paolo Scaroni.
Secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, nel cda entrerà anche, ma come osservatore, un manager di Blue Skye, cioè Salvatore Cerchione. Infine verrà costituito un comitato consultivo dei creditori (formato da Franck Tuil, manager di Elliott, e da Gianluca D’Avanzo) che verrà informato da Fassone sul business plan del club.
Tutti i poteri di Elliott nel nuovo Milan cinese: l’ipotesi Scaroni presidente
Per quanto riguarda la presidenza, sebbene il più accreditato sia lo stesso Yonghong Li, secondo Repubblica ci sarebbe anche l’ipotesi che la carica venga assegnata allo stesso Scaroni. Quest’ultimo, supertifoso e piccolo azionista rossonero, è stato presidente del Vicenza negli anni Ottanta ed è tra i manager italiani più vicini a Berlusconi, che da premier gli affidò Enel e poi Eni, veste in cui trattò con Gheddafi in Libia e Putin in Russia.
Lasciata la guida del cane a sei zampe, Scaroni è diventato vicepresidente della banca d’affari Rothschild, advisor della cordata cinese nell’acquisto del Milan. Sarebbe stato proprio Scaroni a individuare i fondi Elliott e Blue Sky per il maxiprestito.
Tutti i poteri di Elliott nel nuovo Milan cinese: l’ipo a Hong Kong
Yonghong Li (seguito come advisor da Gianni Origoni Grippo Cappelli e Rothschild, mentre Lazard e Chiomenti assistono Fininvest) sta finendo di giocare la sua partita ad alto rischio. Anche alla luce dei finanziamento ricevuto da Elliott per finalizzare l’acquisizione del club, dal closing in avanti l’uomo d’affari cinese dovrà lavorare intensamente per raddoppiare il giro d’affari del Milan grazie allo sviluppo in Cina, e puntare all’Ipo a Hong Kong in 18 mesi per recuperare parte delle risorse da destinare al pagamento del debito.
Secondo le interpretazioni di alcuni osservatori, potrebbe tentare di farlo in quanto per le società con capitalizzazione superiore ai 500 milioni, per sbarcare sul listino asiatico potrebbe bastare un anno di bilancio in utile e non tre anni.
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