Malgrado gli embarghi, i venti di guerra addirittura nucleare e l’isolamento internazionale, una società italiana continua a fare affari con la Corea del Nord: la Legea di Pompei fornisce dal 2010 le magliette alla nazionale di calcio di Pyongyang. Lo riporta oggi La Repubblica.
Ironia della storia, la società è nata nel 1966, anno dell’eliminazione dell’Italia da parte della Corea del Nord.
Il patron Luigi Acanfora nei giorni scorsi è stato sentito dal quotidiano online Linkiesta, e respinge le accuse di inopportunità politica: «Se una squadra viene accettata ai mondiali e riconosciuta dalla Fifa, perché non possiamo vestirla?», ha detto a Linkiesta.
Prima della Legea, che ha vestito anche le squadre di Iran e Albania, a difendere il Made in Italy (in questo caso fin dagli anni ‘80), racconta Geri Morellini nel libro “Viaggio nel regime più isolato del mondo”, era solo Giancarlo Elia Valori che aveva finanziato una ferrovia e una fabbrica di riciclo di pneumatici ed è stato a lungo l’italiano più conosciuto a Pyongyang.
A proposito delle difficoltà nel lavoro quotidiano con la Corea del Nord, Acanfora spiega: «Hanno una cultura diversa nella scelta dei prodotti. Hanno simboli diversi dai nostri. Ci sono problemi di trasporto e di comunicazione. Ma non pensano solo ai carri armati: anche lì il tifo è molto acceso».
Il rapporto Corea del Nord – Legea, come raccontato nei giorni scorsi sempre da Linkiesta, è iniziato nel 2010 e affonda le radici nell’operazione diplomatico – commerciale che il nostro paese aveva avviato 20 anni fa avvicinandosi (su richiesta degli americani) ai Nordcoreani.