giocatori italiani estero 2017
Mario Balotelli al Nizza (Insidefoto)

La 25a edizione del CIES Football Observatory Monthly Report analizza la presenza di calciatori espatriati in 137 leghe di 93 associazioni nazionali in tutto il mondo. I campionati sono stati selezionati in base al loro livello di sviluppo, nonché alla possibilità di accedere a informazioni affidabili sui membri della squadra.

E anche quest’anno continua a confermarsi un dato storico: l’Italia tra i big5 è il paese che esporta meno giocatori.

Il campione è composto da giocatori presenti il 1 maggio 2017 nella prima squadra di squadre di campionati provenienti da campionati analizzati dopo essere stati schierati in campo o in panchina durante la stagione corrente.

In totale, 12.051 calciatori espatriati sono stati registrati nei 2.120 club che costituiscono il nostro campione.

In media, una squadra ha 5.7 calciatori espatriati (21.6% delle squadre). Questi valori variano da 7,6 (27,9%) nel OFC (Nuova Zelanda) a 3,2 (11,9%) a livello CONMEBOL.

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I dati paese per paese confermano la vocazione all’esportazione dei brasiliani (l’Italia è la seconda destinazione dopo il Portogallo) e degli argentini.

Ma anche i grandi paesi che vivono di calcio hanno numeri che meritano una riflessione.

Tutti si trovano davanti all’Italia (23esima) per numero di giocatori impiegati all’estero. La Francia è addirittura seconda, Spagna e Germania sono sesta e settima.

In questi tre Paesi storicamente l’esportazione di talenti non è mai stata osteggiata ed anzi vista come un arricchimento complessivo del movimento.

Basti pensare ai tanti campioni del mondo tedeschi del 1990 che giocavano nel nostro campionato, o al fatto che la Francia campione del mondo 1998 aveva giocatori prevalentemente all’estero.

Discorso diverso è invece quello sull’Inghilterra che si trova al quinto posto, ma che di fatto vede concentrarsi i giocatori al di fuori dell’egida della Football association inglese ma all’interno del Regno Unito.

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Se si togliessero al computo i giocatori che giocano in Galles, Scozia e Nord Irlanda il totale scenderebbe a 283. E l’Inghilterra sarebbe così dodicesima alle spalle della Colombia. Vanno poi considerati i giocatori nei paesi “anglofoni” USA e Nuova Zelanda, che spesso fanno scelte di vita più che professionali, sentendosi ormai tagliati fuori dal giro del grande calcio inglese. In ogni modo gli inglesi emigrano più dei nostri giocatori.

La migrazione dei giocatori non è un fenomeno recente nel calcio. Tuttavia, la sua portata, è aumentata continuamente negli ultimi tre decenni con lo sviluppo di campionati professionisti in tutto il mondo.

I giocatori espatriati sono presenti in tutti i 93 paesi e 137 leghe coperte nello studio. In sette campionati, questa categoria rappresenta anche la maggioranza delle squadre.

La presenza nei club stranieri di giocatori provenienti da 174 conferma la globalizzazione nel mercato del lavoro dei calciatori.

Tuttavia si evidenzia la concentrazione dell’esportazione di giocatori di tre paesi in particolare: Brasile, Francia e Argentina. In totale, 2.736 dei 12.051 espatriati considerati sono da queste nazioni (22.7%).

Anche se il calcio è uno sport globale, non tutte le associazioni hanno ancora la capacità di formare i giocatori a un livello sufficiente per attirare l’interesse dei migliori club stranieri. In un contesto estremamente competitivo, tutti i paesi in cui il calcio non è uno sport tradizionale sono richiesti tempo e fondi considerevoli per costruire la cultura necessaria per la formazione di giocatori di alta qualità.

Da questo punto di vista, il ruolo della FIFA, è di fondamentale importanza per contribuire alla crescita del calcio dal punto di vista dell’universalità.

Come appassionati amanti del gioco, si può solo incoraggiare qualsiasi iniziativa volta a creare club e concorsi in tutto il mondo. In questo senso, vale la pena ricordare che l’élite non può esistere senza il calcio di base.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting