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Crotone al debutto in Serie A contro il Genoa (Insidefoto)

A pochi giorni dalla festa per la promozione in Serie A di Spal e Hellas Verona, si attende solo l’ultimo verdetto dalla massima divisione: Crotone o Empli in Serie B?

La salvezza della squadra di Nicola sarebbe straordinaria se paragonata alla situazione di qualche mese fa, ma non cambia l’impressione complessiva data dal campionato: la massima competizione nazionale è troppo distante per delle piccole realtà che cercano di farsi largo in un mercato che sostanzialmente non le appartiene.

Andando con ordine ed analizzando le ultime dodici stagioni di Serie A, il valore di mercato minimo, ovvero la qualità della manodopera appartenuta dalla squadra più scarsa tecnicamente del campionato, è sempre stata detenuta da una società proveniente dalla Serie B.

Questo è un dato che realmente sorprende poco, per il motivo di cui sopra: una squadra con un’apertura al mercato limitata non può competere su nessun fronte con delle società già consolidate nella massima competizione nazionale, in primis dal punto di vista economico, perché i risultati sportivi sono necessariamente propedeutici ai risultati di bilancio d’esercizio.

Per cui, con un indice di turnover pari a 12 squadre per valori di mercato, ogni anno chi entra a far parte della Serie A uscendo dal portone principale della Serie B, parte già in difficoltà per due motivi: il primo perché la qualità della rosa è buona per la Serie B, ma al contempo enormemente bassa per la Serie A; ed il secondo è che il parco giocatori rischia di impoverirsi ancora di più in quanto le squadre dotate di un enorme potere d’acquisto vanno a rinforzarsi con le prestazioni di quei giocatori che sono i più dotati nelle squadre neo promosse.

Facendo un brevissimo esempio che sia il più esaustivo possibile, il Milan che compra Gianluca Lapadula per 10 milioni di € vede privare il Pescara del suo principale terminale offensivo che nella stagione 2015/16 ha prodotto il 39% abbondate delle reti fatturate dalla squadra di Massimo Oddo. Ecco perché la retrocessione anticipata della squadra bianco azzurra non deve per niente sorprendere. E non deve sorprendere neanche il fatto che a fronte di una cessione, il presidente Daniele Sebastiani abbia incassato tale cifra in quanto, molto probabilmente, quei soldi non faranno concludere il bilancio d’esercizio in rosso alla società abruzzese.

Per cui guardando alle ultime due stagioni delle due massime competizioni calcistiche italiane, il ricambio delle tre squadre promosse che scalzano le tre retrocesse, vede due società su tre che permangono in Serie A per una sola stagione.

Tradotto in valori di mercato si nota che nelle ultime due stagioni analizzate il bilancio tra squadre retrocesse e promosse pende verso le prime: nel 2015/16, Pescara, Crotone e Cagliari vantano un valore di mercato aggregato pari a € 104,80 milioni e Carpi, Verona e Frosinone € 167,18 milioni, per un bilancio di € 62,38 milioni a favore delle squadre retrocesse.

Stesso discorso vale per la stagione precedente, in cui Carpi, Frosinone e Bologna vantavano un valore cumulato di € 134,91 milioni contro un valore di mercato pari a € 193,45 milioni detenuto da Cagliari, Cesena e Parma, per una variazione di € 58,54 milioni.

Come si può ben intendere quando le squadre retrocesse hanno un valore di mercato delle rispettive rose aggregato superiore a quelle delle promosse, l’unica a subire il contraccolpo è il sistema della Serie A nel suo insieme in quanto vede un ricambio qualitativo svantaggioso che rende la competizione meno appetibile al movimento sociale nazionale, ovvero ai consumatori del prodotto calcio italiano, e cioè i tifosi e i vari stakeholders, ed un calo dell’aleatorietà e dell’imprevedibilità del risultato.

Le uniche a giovarne del beneficio sono le società di metà classifica, oltre a quelle che stanno al vertice, in quanto vedono la pressione competitiva dei nuovi entranti più bassa rispetto alle squadre che erano presenti nella stagione appena conclusa. Ecco come si spiega il fatto che due delle tre squadre neo promosse rimangono in Serie A solo per una stagione.

L’unica cosa che rimanere è abituarsi a tale sistema che ormai si sta avvitando verso un mondo in cui le società che detengono un enorme potere d’acquisto rinforzano la propria rosa aggiudicandosi atleti appartenenti alla concorrenza, così da ottenere dei risultati sportivi che poi verranno tradotti in premi economici i quali andranno ad aumentare ulteriormente il potere d’acquisto di queste squadre.

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