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Quanto vale la Juventus? E quanto invece il Real Madrid? Secondo il recentissimo “The European Elite 2017 – Football clubs’ valuation” di KPMG, la società presieduta da Florentino Perez si colloca al secondo posto nella classifica dei club per valore economico, con un Enterprise Value di circa 3 miliardi di euro, due volte e mezzo circa quello della Juventus, che si piazza invece al nono posto nella graduatoria con una valutazione di 1,2 miliardi.

Ma come si arriva a queste cifre?

KPMG valuta il “business calcio” stimando il cosiddetto Enterprise Value (EV), il quale corrisponde al valore dell’impresa al lordo delle passività finanziarie, cioè prescindendo da come il business è finanziato, con maggiore o minore capitale di rischio. Si tratta di un sistema che guarda all’attività in sé, e non ai soci, che vuole cioè stimare l’importanza dell’attività di impresa, e non quanto vale il capitale in mano agli azionisti. Tale impostazione consente peraltro di effettuare un confronto tra imprese finanziate diversamente e, pertanto, di stilare classifiche che altrimenti non sarebbero prospettabili.

Fonte: KPMG Football Benchmark
Fonte: KPMG Football Benchmark

La scelta in questione è poi stata declinata da KPMG utilizzato il metodo del multiplo dei ricavi, assumendo cioè il totale dei ricavi di ogni società sportiva considerata e moltiplicandolo per un multiplo, un numero, idoneo a esprimere in sintesi una idea di valore economico, più oggettivo in quanto il multiplo stesso è ricavato statisticamente da altri valori di mercato.

In questo modo si esprime un valore che approssima quelli oggettivamente osservabili nell’economia reale.

In termini di ricavi complessivi, considerando quindi anche l’impatto sui conti delle operazioni di calciomercato, negli ultimi sei esercizi la Juventus è passata da un giro d’affari di circa 172 milioni a circa 388 milioni di euro, più che raddoppiando il volume di attività.

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E ancora la semestrale al 31 dicembre 2016 ha evidenziato una ulteriore decisa crescita, di quasi il 54%, rispetto all’omologo dato al 31 dicembre 2015. Incremento spinto dagli affari Pogba, Morata e Zaza, con il primo evidentemente a farla da padrone.

Ma non solo. Anche il merchandising ha espresso una crescita significativa, del 35%, a poco più di 9 milioni di euro, con ampi margini di miglioramento, con una bella performance anche nei ricavi da gare (quasi + 40%).

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Paulo Dybala (foto Insidefoto.com)

Tanto che il bilancio al 30 giugno 2017 potrebbe chiudersi con ricavi complessivi compresi in un intorno di 550/560 milioni di euro (si veda la preview di Calcio e Finanza).

I “Blancos” hanno chiuso invece il bilancio 2016 a 620 milioni di euro, senza considerare l’attività di “player trading”, mentre il dato comparabile della Juventus era 341 milioni circa (dati Deloitte).

Il budget del Real Madrid per il 2016/17 collocava la stima a 631 milioni di euro.

L’algoritmo utilizzato da KPMG, tuttavia, non è un multiplo secco dei ricavi, ma una funzione più complessa che tiene conto di altre variabili specifiche, tra cui redditività, popolarità del club, potenziale sportivo, diritti d’immagine, proprietà dello stadio, anche sulla base della specifica esperienza della società di consulenza.

Se dunque, come sostiene KPMG, il successo sportivo trascina quello finanziario, ebbene la Juventus è comunque già di fronte a ottimi risultati, nazionali e internazionali, e annovera non solo due finali di Champions in tre stagioni, ma anche tutte le premesse per continuare a fare bene anche nelle stagioni a venire.

Il ciclo virtuoso vittorie-ricavi-investimenti-vittorie
Il ciclo virtuoso vittorie-ricavi-investimenti-vittorie

Pur non dichiarando KPMG come tratta i ricavi da “player trading”, in un’ottica valutativa dovrebbe essere considerato integralmente tutto ciò che è ripetibile, mentre dovrebbe essere ponderato ciò che non lo è.

Considerato che nella stagione 2016/17 la Juventus ha beneficiato di alcune importanti plusvalenze (su tutte la cessione di Paul Pogba al Manchester United), resta pur sempre che la dirigenza juventina ha dato mostra di sapere affrontare molto bene il calciomercato, riuscendo a imbastire, con ripetitività, ottime operazioni di trading.

Ciò dovrebbe confermare una non trascurabile incidenza delle operazioni di trading sulla valutazione prospettica del club juventino.

Appare dunque lecito chiedersi se l’ipotesi di non considerare il “player trading” tra i ricavi caratteristici sia corretta nell’ottica di un confronto di lungo periodo e, quanto all’oggi, di valore.

A tal riguardo, è pur vero che il Real Madrid ha una maggiore autonomia finanziaria rispetto alla Juventus, frutto di una ammirevole capacità di procurarsi fonti di ricavo ricorrenti, che permettono agli spagnoli non solo di ingaggiare i campioni migliori, ma anche di non dovere poi rinunciare alla loro presenza, cosa che viceversa riesce meno alla Juventus, che, per mantenere alti i volumi di ricavo, deve ricorrere alla cessione di qualche gioiello.

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Cristiano Ronaldo, attaccante del Real Madrid (Foto: Insidefoto.com)

Ma è altrettanto vero che da queste operazioni la Juventus è uscita sportivamente rafforzata e finanziariamente più solida.

La base di valutazione, utilizzata da KPMG per stilare la classifica 2017, non tiene ancora in conto i dati economici dell’esercizio 2016/17 né i risultati sportivi della stagione che va a concludersi.

La prospettiva di una forte crescita dei ricavi della Juventus nel bilancio che si chiuderà il 30 giugno 2017 nonché i già ottimi risultati della stagione potrebbe consentire ai bianconeri di guadagnare qualche posto in questa classifica. L’ottavo posto, del resto, non è lontano (attualmente Liverpool, 1,3 miliardi di euro circa), mentre sembra più difficile, ma non impossibile, che possa essere raggiunto il settimo (attualmente Chelsea, 1,6 miliardi circa).

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