Impatto diritti tv ricavi serie A
La regia unica della Lega di Serie A in occasione del derby di Milano (foto: Calcio e Finanza)

L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato si è riservata di decidere sull’esposto presentato da Mediaset in relazione al bando per i diritti tv della Serie A. E’ quanto riferiscono fonti vicine all’Antitrust. Mediaset aveva presentato un esposto contro la struttura dell’invito a presentare offerte per le licenze tv dei campionati di Serie A 2018-21. La scadenza per le offerte è sabato 10 giugno.

La posizione dell’Antitrust, che quindi prospetta una decisione nel merito solo in un secondo momento sull’istanza avanzata dal gruppo di Cologno Monzese, dovrebbe quindi mantenere invariato l’iter della gara indetta dalla Lega Calcio di Serie A per assegnare le licenze.

Dopo la consegna delle buste con le offerte, prevista per le 10 di sabato mattina, alle 12 è già convocata in prima adunanza (alle 14 in seconda) l’assemblea dei club di Serie A per la valutazione delle offerte e per l’eventuale assegnazione. In base al bando l’assegnazione può comunque avvenire entro 5 giorni dalla presentazione delle offerte.

Nei giorni scorsi la tv del biscione aveva presentato un esposto all’Antitrust ritenendo la composizione del pacchetto D del bando contro i principi stabiliti nella Legge Melandri, che impone la “no single buyer rule” per evitare che un solo operatore tv abbia l’esclusiva totale sui diritti tv della Serie A.

Secondo il gruppo di Cologno Monzese, «il bando è platealmente squilibrato in quanto il pacchetto D concentra in un’unica offerta per prodotto 324 eventi (il 30% in più rispetto agli altri pacchetti) relativi a a ben 12 squadre e contenente 132 partite in esclusiva assoluta. Le gare oggetto del pacchetto D riguardano squadre di grande richiamo (tra cui Roma, Lazio, Fiorentina, Genoa, Bologna) i cui tifosi dovranno obbligatoriamente acquistare l’unica offerta commerciale esistente, anche se questo dovesse comportare un nuovo abbonamento da aggiungere a quello preferito negli anni precedenti o, fatto ancor più censurabile, la migrazione forzata da un abbonamento all’altro».

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