Inter un anno di Suning – Esattamente 366 giorni fa, il 6 giugno 2016, l’Inter passava nelle mani del colosso cinese Suning, con un’operazione finanziaria partita dalla Cina e passata anche da Hong Kong e il Lussemburgo. Dall’era di Erick Thohir a quella di Zhang Jindong (salutando definitivamente Massimo Moratti), è trascorso giusto un anno dall’ufficialità del passaggio delle quote di maggioranza dall’imprenditore indonesiano (rimasto con il 31,05% delle azioni) a quello cinese, che ora ha in mano il 68,55% dell’Inter: un anno in cui Suning ha mosso i primi passi nel mondo del calcio europeo.
«Gli investimenti e le risorse di Suning renderanno l’Inter capace di tornare a gloriosi successi e diventare sempre più forte, attraendo le stelle del calcio mondiale», queste sono state le prime parole di Zhang Jindong da presidente dell’Inter. Gli investimenti in effetti non sono mancati, a differenza dei risultati: ma andiamo per gradi.
Inter un anno di Suning, gli investimenti
Complessivamente, Suning ha investito circa 400 milioni nell’Inter, tra aumento di capitale, acquisizione delle quote di Thohir (nonché rimborso dei prestiti) e Moratti e finanziamenti per la gestione ordinaria. Soldi freschi e importanti per la società nerazzurra, seppur i vincoli per il Fair Play Finanziario non si siano allentati.
Per provare però a limitarne l’impatto, Suning si è mossa subito sui ricavi, soprattutto per quanto riguarda gli sponsor: l’operazione più importante resta quella relativa ai naming rights della Pinetina e la maglia di allenamento, ma sono arrivati anche gli accordi tra le altre con Infiniti, Manpower ed Expert, oltre ad alcuni accordi ad esempio sui led di San Siro. E sul piano delle sponsorizzazioni non è ancora finita, perché Suning, aspettando nuovi partner da Oriente, starebbe anche pensando ai naming rights dello stesso Meazza come possibilità per nuovi insetimenti, in attesa di novità per quanto riguarda la ristrutturazione dello stadio milanese (per la quale servirà trovare l’accordo con il Comune e il Milan).
Sponsorizzazioni che hanno permesso corposi investimenti sul mercato: i vari Joao Mario, Gabigol, Candreva, Banega, Ansaldi, e Gagliardini hanno portato un aumento sia del monte ingaggi che degli ammortamenti. Tuttavia, però, in chiave FPF l’Inter potrebbe trovarsi costretta (a meno di ulteriori sponsorizzazioni) a cedere un big entro il 30 giugno, per poter rispettare l’obbligo di chiudere il bilancio ai fini Uefa in pareggio. L’indiziato numero 1 resta, quindi, Ivan Perisic, che a bilancio ha un valore di circa 14 milioni e che potrebbe garantire la plusvalenza cercata.
Invetimenti che non hanno, però, portato risultati effettivi sul campo. Dopo gli esoneri di Mancini, De Boer e Pioli, l’Inter infatti ha chiuso al settimo posto, fuori quindi dall’Europa e decisamente lontani da quelle che erano le aspettative ad inizio stagione: anzi, un fallimento sportivo, viste anche le spese e le attese. Il futuro, così, risponde al nome di Luciano Spalletti, che in questi giorni dovrebbe essere ufficializzato come nuovo allenatore nerazzurro, dopo la visita in Cina insieme a Piero Ausilio, Steven Zhang e Walter Sabatini. Tre nomi che portano verso l’argomento governance.
Inter un anno di Suning, la governance
Nonostante gli investimenti, Suning inizialmente è entrata nel mondo Inter in punta di piedi. Nei primi mesi, infatti, hanno deciso di lasciare intatta la struttura già esistente e in cui i vertici erano il presidente Erick Thohir e l’amministratore delegato Michael Bolingbroke. Una situazione che ha portato al caos estivo con Mancini e in seguito a quello con De Boer, dopo il cui esonero Suning ha preso in mano la situazione.
Steven Zhang, figlio del numero 1 di Suning e già facente parte del CdA nerazzurro, si è trasferito definitivamente a Milano, mentre Liu Jun, altro uomo di Suning, è diventato l’amministratore delegato, prendendo il posto dell’ex Manchester United. Un ruolo che inizialmente doveva essere ad interim, ma che il dirigente mantiene ancora a quasi sei mesi dalla nomina: il nome giusto per il delicato ruolo non è stato ancora trovato, seppur nelle ultime settimane sia circolato il nome dello stesso Steven, che potrebbe anche prendere il posto di Thohir nel momento in cui l’indonesiano lascerà la società.
Già, perché il patron di Suning e l’imprenditore indonesiano (che negli ultimi mesi è apparso sempre più distaccato dalle vicende nerazzurre, anche a causa di problemi nell’organizzazione degli Asian Games) un anno fa si sono dati appuntamento al termine della prima stagione per fare il punto sulla coabitazione. Una decisione definitiva dovrebbe arrivare entro l’assemblea dei soci di ottobre, quando Thohir potrebbe uscire portandosi a casa un’altra corposa plusvalenza. Fino a quel momento, la coabitazione dovrebbe durare: ma Suning è comunque già pronta alla sua prima stagione da unica azionista dell’Inter.