Mr Bee Taechaubol torna a parlare del Milan e lo fa spiegando le ragioni che avrebbero fatto saltare un affare che, a detta del broker thailandese, dopo l’accordo raggiunto nel maggio 2015 con Silvio Berlusconi, aveva importanti chance di essere chiuso già nell’autunno dello stesso anno.
Secondo Mr Bee a far saltare l’operazione, che prevedeva l’ingresso nel capitale del Milan con una quota di minoranza del 48%, sarebbero state le richieste di Citic, la banca cinese che assisteva l’uomo d’affari thailandese nell’operazione sul Milan.
Nel mese di settembre del 2015, una settimana prima della chiusura – rivela Mr Bee a The Indipendent – l’accordo è stato saltato dopo che Citic avrebbe imposto al broker thailandese che avrebbe dovuto collaborare con altri soggetti che stavano guardando il dossier sul club rossonero: Fosun, Citic International e pure il gruppo Suning, che poi virerà sull’Inter.
«Una settimana prima della chiusura», spiega Mr Bee in un colloquio con The Indipendent, «Citic, la banca che avrebbe finanziato l’acquisto, ha detto che avrei dovuto collaborare con Suning, Fosun o Citic International. Ho pensato che sarebbe stato uno spreco di tempo e che non aveva senso farlo. Stavamo parlando con persone che stavano cercando di fare l’accordo anche loro stessi». Tanto che nei mesi successivi Suning finalizzerà l’acquisizione dell’Inter, Fosun quella dei Wolverhampton Wanderers, mentre Citic decise di investire nel City Football Club cui fa capo il controllo del Manchester City.

Anche i problemi cardiaci che hanno colpito Berlusconi nel giugno del 2016 avrebbero contribuito a cambiare le carte in tavola, favorendo l’accordo poi raggiunto tra Fininvest e Sino-Europe, annunciato all’inizio di agosto del 2016. Prima dell’intervento al cuore, spiega Bee Taechaubo, Berlusconi voleva mantenere il 52% del Milan. Lo scenario, spiega ancora il broker thailandese, è cambiato dopo l’operazione e il periodo di degenza dell’ex premier: «allora Berlusconi aveva deciso di liberarsi del club».
Bee, che inizialmente puntava a investire 500 milioni per rilevare il 48% del Milan, avrebbe potuto presentare un’offerta concorrente a quella dei cinesi ma, spiega l’uomo d’affari al quotidiano britanno, decise di non andare avanti perché non voleva essere responsabile dello spogliamento del Milan da una proprietà italiana. «Ho discusso con i fondi che mi avrebbero accompagnato, ma la decisione è stata mia».

«Non credo che abbia senso per uno straniero rilevare il controllo di un club della dimensione del Milan senza avere un forte partner italiano. Senza Berlusconi non credo che avrebbe avuto senso fare questo investimento, il rischio sarebbe troppo grande “.