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Uno dei campi di Wimbledon (Insidefoto.com)

L’estate di Londra passa obbligatoriamente dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Lì, sui campi in erba, va in scena ormai dal 1877 uno dei più fammosi tornei di tennis, The Championships, Wimbledon, noto anche semplicemente come Wimbledon. Un torneo che ormai è sempre più una macchina di soldi.

Rispetto al Tour de France, come spiega il quotidiano MF – Milano Finanza, beneficiarne non è un’azienda privata ma la Federazione del tennis britannico (Lta), con numeri sempre più in crescita, a partire dal montepremi.

Quest’anno il torneo mette in palio un totale di 31,6 milioni di sterline di montepremi (circa 36 milioni di euro), in aumento del 12,5% rispetto al 2016: 2,2 milioni (+10% rispetto al 2016) ciascuno li intascheranno i vincitore del singolare maschile e femminile, che dal 2007 ricevono la stessa cifra. Una crescita costante, che ha fatto seguito all’accelerata dell’ultimo decennio: nel 2007, infatti, chi alzava il trofeo sul centrale portava a casa “solo” 700mila sterline.

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La tabella di Milano Finanza

Montepremi che sale, quindi, anche perché problemi ad aumentare i premi pare non ce ne siano, viste le cifre generate: fin dal 1877, spiega Milano Finanza, il torneo ha sempre generato un surplus di cassa, e oggi il risultato netto si aggira tra 30 e 35 milioni di sterline, con grande vantaggio per la federazione tennistica inglese (che fino al 2053 riceverà il 90% del surplus).

Soldi che arrivano, soprattutto, dai diritti tv: d’altronde l’audience  stimata è di oltre 1,2 miliardi di persone nel mondo, e non è un caso se la statunitense Espn paga circa 25 milioni l’anno (fino al 2022) per trasmettere il torneo negli Usa. Poi c’è la biglietteria, con tagliandi che vanno da un minimo di 25 sterline fino ai super-ticket da 50mila sterline, che permettono di avere un posto per ogni giorno del torneo per cinque anni.

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Andy Murray, vincitore a Wimbledon nel 2013 e nel 2016 (foto Insidefoto.com)

E il business, in realtà, è in parte ancora inespresso. Come spiega Milano Finanza, la volontà dell’All England Club è quella di limitare l’apertura verso gli sponsor, riducendo l’esposizione dei marchi solo alle società che sono fornitrici del torneo, da Slazenger (palline) a Rolex (tabelloni e cronometri) passando per l’italiana Lavazza come fornitrice ufficiale di caffè. Aprirsi verso un marketing più spinto potrebbe aumentare notevolmente gli incassi, ma i puristi difficilmente sarebbero d’accordo.

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