In questi giorni stanno facendo rumore sui social network le risoluzioni contrattuali con diversi volti noti di Mediaset Premium. In particolare Maurizio Pistocchi, Sandro Piccinini, Mikaela Calcagno.
UPDATE 18.07: Nei giorni successivi alla diffusione di queste notizie sono arrivate precisazioni dell’azienda. Sandro Piccinini che nel 2008 aveva lasciato le conduzioni in video sui canali Mediaset per dedicarsi solo alle telecronache di Premium, non sarà più della squadra pay, ma continuerà nelle telecronache dei match di Champions trasmessi in chiaro dal Biscione; Maurizio Pistocchi non sarà più opinionista a Serie A Live, ma verrà ricollocato; Mikaela Calcagno lascia Premium dopo sette anni e passa al notiziario sportivo delle 13 su Italia Uno; Massimo Callegari non sarà più in studio, ma, con Pierluigi Pardo, diventerà la prima voce delle telecronache di Premium. Tra gli opinionisti spesso fonte di polemiche confermato Arrigo Sacchi, che tuttavia, come da sua richiesta, diminuirà le sue presenze a circa 15 serate.
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Chi in maniera più consensuale, chi meno (ma qui è importante il dato su quel che sta accadendo, non il pettegolezzo o la vicenda privata), si tratta di nomi che sono finiti al centro di un giro di mercato che sembra ridefinire strategie (e costi) della pay tv del Biscione.
Ma cosa c’è dietro a queste scelte? Serviranno settimane, forse mesi per capirlo.
Di certo un riequilibrio delle spese. Probabilmente anche una imminente controffensiva per una pay tv che “scommetta” su nuovi contenuti.
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A nessuno, naturalmente, è sfuggita l’apertura di Pier Silvio Berlusconi ad una ipotesi di cessione dei diritti tv di Champions già per il 2017/2018 dopo che Sky si è aggiudicata il triennio che partirà con la prossima stagione.
Ma al momento non è possibile dire come andrà a finire la vicenda.
Quel che invece è più chiaro, e circola nelle ultime settimane, è che Mediaset Premium voglia ora puntare forte sulla serie A e non solo.
Dopo aver perso il prossimo triennio di Champions per soli 20 milioni, un dato che ha fatto perdere di vista il vero tema, ovvero che Premium aveva comunque fatto un rilancio forte all’altezza del triennio precedente per la massima competizione europea, l’obiettivo è quello di una rimonta sul terreno interno.
Nel mirino ci sarebbe, quindi, non solo la Serie A con il più ampio ventaglio di partite possibile, ma anche la Serie B oltre al pacchetto dei diritti in chiaro Coppa Italia – Supercoppa.
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Quest’ultimo, in particolare, ha fatto felice la RAI nell’ultimo trennio e potrebbe diventare un fiore all’occhiello per il futuro.
Con buona pace di quelli che sognano un format diverso, la Coppa Italia in questo momento garantisce almeno 8-9 match di altissimo livello, almeno un paio di derby ogni anno, incroci tra le migliori e il pathos finale di una vittoria che di anno in anno – nonostante il dominio Juve, ma grazie all’aleatorietà degli scontri diretti – aumenta di prestigio. E lo stesso dicasi per la Supercoppa di cui si ricordano soprattutto le ultime due edizioni natalizie che hanno visto i bianconeri sconfitti.
Se riuscisse nella tripletta A – B – Coppa Mediaset avrebbe in mano un prodotto di grande valore da giocarsi in mix tra chiaro e pay focalizzandosi su un target molto territorializzato e diffuso in tutta Italia.
Il modello di consumo del calcio in Italia, del resto, è sempre più chiaro: tutti guardano le partite di cartello e Juve, Milan e Inter sommano insieme tra i 16 e i 17 milioni di tifosi.
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Dietro di loro, tuttavia, è più probabile che il tifoso che vive in una città diversa da Torino o Milano (e non tifi per un’altra grande) finisca ad esempio per seguire più volentieri la squadra della sua città.
Un bresciano ad esempio è più interessato a Brescia – Ascoli che a Fiorentina – Sampdoria, per dire, ma molto probabilmente guarderà sempre Milan – Inter o Juve – Roma.
La possiblità quindi di poter mixare prodotti di prima fascia ad altri dall’alto valore territoriale, può essere la nuova sfida.
Succede così, ad esempio, in Inghilterra. Dove la pay tv fa più di 14 milioni di abbonati in tutto. Anche se a parti invertite.
Sky Uk è più focalizzata sugli sport britannici con la gran parte della Premier League e delle categorie minori professionistiche (Championship, League One e League Two), mentre Bt sport – che pure si è aggiudicata la National League (una sorta di Serie D inglese) e sport come cricket e hockey su prato, aggiungendo ultimamente anche un canale interamente di fighting sports – ha vocazione internazionale: Champions, Europa League, Nba e 3 dei 4 campionati esteri più importanti (Italia, Francia e Germania: manca la Spagna che va su Sky).
Per capire cosa accadrà, forse, bisognerà aspettare fine anno quando Infront emetterà il secondo bando per la Serie A. O forse prima, quando il Napoli giocando i playoff di Champions League conoscerà il suo futuro europeo.
Una eventuale qualificazione potrebbe portare ad un aumento dell’interesse per la massima competizione europea nell’immediato con tre italiane nei gironi anzichè due, ovvero ben 18 partite di altissimo livello.
Monetizzare subito darebbe a Mediaset munizioni in più per l’asta successiva dove Sky, che ha già testato la fedeltà dei suoi abbonati nell’ultimo triennio, potrebbe scegliere una strategia orizzontale da un punto di vista europeo puntando sui big match (che certamente andranno su più piattaforme) ovvero sulle grandi a partire da Juve, Milan e Inter a cui aggiungere di fatto tutte le migliori squadre d’Europa sia nei week end di campionato che nei fine settimana.