Mancano pochi mesi al XIX Congresso del Partito comunista e Pechino sta cercando di mettere ordine nel settore finanziario, facendo luce sugli investimenti all’estero di molti colossi economici del paese, come spiega oggi diffusamente il quotidiano La Stampa. Una settimana fa lo stesso presidente Xi Jinping ha convocato la National Financial Work Conference. Una riunione a porte chiuse che si tiene ogni cinque anni.
Gli analisti temono che alcuni dei giganti economici cinesi possano aver contratto debiti che minacciano la tenuta del sistema finanziario e minare la salute dell’economia cinese.
Pechino sta ompòtre indagando su episodi di corruzione e di operazioni illecite nel settore.
A giugno si è diffusa la notizia dell’arresto di Wu Xiaohui, presidente e fondatore del gruppo Anbang Assicurazioni: un colosso da 30mila dipendenti, asset per 290 miliardi di dollari. Apparentemente, Wu Xiaohui poteva contare sulla protezione politica ai massimi livelli.
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Le autorità di Pechino temono che dietro questa febbre d’investimenti si nasconda la volontà di spostare ingenti quantità di denaro all’estero e comportare rischi per la tenuta finanziaria del paese.
Ma gli ultimi dati dimostrano che le restrizioni approvate da Pechino iniziano a produrre gli effetti voluti. Nella prima metà del 2017 gli investimenti non-finanziari in uscita sono diminuiti del 46% rispetto allo scorso anno.
La situazione sta facendo parlare, in Italia, dal momento in cui è stato chiamato in causa Suning, gruppo che lo scorso anno ha acquistato l’Inter, ma anche il gruppo Wanda, colosso internazionale che controlla Infront sports. Suning ha subito spiegato le sue ragioni.
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Le restrizioni annunciate dall’autorità di regolazione del sistema bancario cinese seguono di poche settimane la notizia che la China Banking Regulatory Commission avrebbe chiesto alle banche cinesi di valutare l’esposizione debitoria e il potenziale rischio sistemico legato alle fusioni e acquisizioni all’estero concluse da alcuni colossi del capitalismo cinese.
Poche settimane fa – come scrive invece Repubblica – era stata l’Autorità statale di controllo del sistema bancario a chiedere chiarimenti alle banche che hanno prestato soldi a Dalian Wanda e Sports Investment Management nelle operazioni relative ad Atletico Madrid e Milan.
Secondo un documento circolato on-line, da lunedì l’autorità di regolazione del sistema bancario cinese avrebbe imposto ai principali istituti di credito di sospendere la concessione di prestiti per finanziarie acquisizioni di Wanda fuori dai confini della Repubblica Popolare.
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Nel frattempo Wanda attraverso il presidente Wang Jianlin ha prima annunciato la vendita di asset per 9,3 miliardi di dollaria Sunac China Holding, salvo poi fare marcia indietro e dividere tra 6,5 miliardi a Sunac e 3 miliardi a R&F Properties.
Insomma, la China Banking Regulatory Commission (CBRC) avrebbe concluso che alcune operazioni ricadrebbero sotto le «restrizioni sui movimenti dei capitali varate lo scorso anno», oltre che nella categoria degli «investimenti irrazionali».
In vista del prossimo congresso del PCC è lecito attendersi ulteriori sviluppi.