Lo sport femminile riscuote a tutte le latitudini un crescente successo in termini di pubblico e attrattiva, quindi in definitiva di business generato. L’opportunità è ghiotta e l’Italia, che molti passi avanti deve fare in tutte le direzioni (non solo nello sport femminile), non deve ritardare ulteriormente nell’imprimere un cambio di passo consistente in molte discipline.

Alcune riflessioni possono essere fatte anche alla luce di un articolo di Tim Jotischky, ex direttore delle pagine sportive del Daily Mail e consulente senior presso PHA Media dove gestisce clienti del mondo del calcio e del cricket sulle strategie di comunicazione.

Jotischky fa ad esempio notare il contrasto tra il mondiale femminile di cricket 2017 e la coppa del mondo del 1973. Nella prima occasione l’intervento di Sir Jack Hayward con una donazione di 40 mila sterline in grado di pagare viaggi e hotel delle squadre permise la disputa del torneo.

La finale di quest’anno ha attirato un pubblico di televisivo a livello mondiale stimato fino a 100 milioni di persone con la squadra vittoriosa in Inghilterra che ha ricevuto un premio di 600 mila pound.

Ampio spazio è stato dato sui giornali in Uk ed altrettanto poteva succedere per gli Europei di calcio femminili in Olanda. Il quarto di finale tra Inghilterra e Francia ha avuto una audience di 3 miloni di spettatori.

Ora l’attenzione si è rivolta alla Coppa del Mondo di rugby femminile.

Rimanendo a quanto accaduto in Olanda, torneo al quale calcioefinanza.it era presente, proprio per pesare direttamente la rilevanza organizzativa e di seguito dell’evento, dove la nazionale orange ha vinto il torneo, i numeri dal punto di vista media sono stati notevoli. Ma anche le presenze allo stadio non hanno tradito le attese: le olandesi sono diventate campioni grazie anche al supporto di 110.897 persone totali presenti allo stadio nelle 6 gare disputate.

Nel frattempo in Italia la Juventus ha lanciato la sua squadra femminile. Un investimento criticato dal mondo del calcio rosa, dove non tutti hanno gradito la norma sulla possibilità di rilevare il titolo sportivo (la Juve ha preso quello del Cuneo non potendo farlo con il Luserna, società con la quale da due anni collabora, ma che nell’ultima stagione è retrocessa).

E con le bianconere ora all’inseguimento dei grandi club europei – la finale di Champions è stata tutta francese, tra Lione (quarto successo) e Psg – che avevano le migliori giocatrici in campo in Olanda, come Lieke Mertens del Barcellona incoronata miglior giocatrice della manifestazione, anche i media italiani si stanno accorgendo del fenomeno. La presenza di Sky al ritiro bianconero in Valle d’Aosta nei giorni scorsi è la miglior testimonianza.

Ora, peraltro, anche il Manchester United in Inghilterra sembra determinato a far partire un progetto simile, accodandosi ai vari club come Manchester City, Arsenal, Chelsea e Liverpool che hanno già una squadra.

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Jotischky, su SportMediaPro racconta come nei suoi anni al Daily Mail non ci sia stata una sola occasione da copertina per gli sport di squadra femminili. Una scelta editoriale non isolata ma comune a tutto il panorama inglese.

Ma una scelta, in verità, che si può allargare all’Italia e al resto d’Europa.

“Qualsiasi sport – dice Jotischky – sia giocato da uomini che da donne, richiede un’ampia copertura mediatica quando stabilisce una narrazione imponente e le sue stelle diventano personalità a loro diritto. In questo senso i social media hanno reso più facile l’avvicinamento ad un punto di svolta”.

Ma non può essere inventato e non accade per caso.

Michael Atherton, ex capitano di cricket in Inghilterra e ora corrispondente di cricket per The Times, fa ad esempio notare come la difficoltà televisiva nel seguire la palla da cricket sia notevolmente ridotta quando, come nel caso delle partite femminili, le velocità sono minori.

Nella finale di quest’anno ad esempio le velocità superiori di Jhulan Goswami e Katherine Brunt, i bowlers più veloci, erano circa 70mph (112 km all’ora): più facilmente seguibili da occhi e telecamere.

Lo stesso accade per il calcio femminile, che offre una situazione diversa: tempo di gioco superiore, minor numero di falli, agonismo inferiore e quindi meno polemiche, sceneggiate e più aspetti tecnico tattici da snocciolare.

La Football Association in Inghilterra ha deciso di incentivare il gioco femminile inserendo le partite nel pacchetto FA Cup: le tv si aggiudicano le partite della coppa nazionale ma al contempo devono trasmettere anche sfide del campionato femminile che, da sole, avrebbero un valore inferiore.

La BBC nel 2015 ha peraltro trasmesso in diretta tutto il torneo femminile in Canada (dove le leonesse sono arrivate in semifinale) interamente in diretta, con la stessa dignità data agli uomini, e con risultati importanti in termini di audience.

Quale futuro per il calcio femminile in Europa: storia, sviluppi, opportunità

Ora la stessa FA si è mossa per ospitare il prossimo europeo, nel 2021, promettendo di coinvolgere gli stadi più importanti di tutto il paese e facendo giocare la finale a Wembley davanti a 90 mila persone. L’ultima volta, nel 2005, si giocò solo nel Nord Ovest del paese e l’ultima gara fu disputata a Ewood Park, stadio del Blackburn da 30 mila persone.

Passi avanti in un paese che nel 1921 aveva bandito il calcio femminile dal paese con medici ad affermare che: “Il calcio è troppo sconnesso un movimento per le donne. I colpi duri sul campo di calcio non sono adatti alle madri future”.

 

Fortunatamente siamo in una nuova era, in cui ragionare in termini di sviluppo del business legato agli sport femminili anche in termini mediatici può essere una grande opportunità da cogliere.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting