Difficilmente andrà ai mondiali dell’anno prossimo, ma Marcello Lippi con la Cina sta facendo un lavoro profondo di rinnovamento.

In una intervista oggi a La Repubblica l’ex CT spazia a tutto campo sul calcio asiatico e quello europeo, dedicando una battuta anche a Milan e Inter. Partendo da quest’ultima: “Si è rafforzata molto, qui l’attesa è grande. Suning è un colosso mondiale e Spalletti una garanzia”.

Sui rossoneri invece il CT sembra non avere più dubbi: “La nuova proprietà del Milan era più nell’ombra, ma lo strepitoso e dispendioso mercato dovrebbe aver chiarito molti dubbi. Il campionato ritroverà Milano, il suo pezzo mancante“.

Lippi: “Il mercato lo fanno domanda e offerta, non il FFP”

Lippi percorre le tappe del calcio asiatico. Il suo lavoro intanto prosegue con la nazionale avendo rinnovato fino al 2019.

Fino ad allora continuerà a spiegare ai cinesi che se i ragazzini giocano solo a ping pong («E vi assicuro – sottolinea nell’intervista -, qui giocano solo a ping pong») difficilmente diventeranno un colosso del calcio. Potranno anche comprare il mondo, però non vinceranno nulla: «Lo ripeto disperatamente, forse adesso i presidenti cominciano a capire che la grandezza di un movimento sportivo la fanno le basi, i giovani, non i capricci sul mercato».

«Quando arrivai, nell’ottobre scorso, la nazionale cinese aveva un punto dopo 4 partite. Abbiamo perso una volta sola, in Iran, abbiamo battuto la Corea del Sud e non siamo stati fortunati. Ma già pensiamo alla Coppa d’Asia».

Le prospettive secondo Lippi sono notevoli:  «La Cina ha un miliardo e 400 mila abitanti, vi lascio immaginare il numero di bambini e ragazzi a disposizione: bisogna realizzare campi da calcio, strutture e vivai, bisogna allenare gli istruttori, creando centri federali. Dall’anno prossimo nessuna squadra potrà iscriversi al campionato senza avere formazioni giovanili: mi pare un buon inizio per chi proverà ad ottenere dalla Fifa il mondiale 2030. Però i cinesi devono capire che non si cresce a colpi di capricci sul mercato, peraltro legittimi dal momento che ognuno spende i propri soldi come vuole. E senza offesa per il ping pong, giochiamo a pallone».

 

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