Le indiscrezioni sul presunto ritiro del passaporto per il fondatore del colosso immobiliare Wanda, Wang Jianlin, hanno causato un tonfo in Borsa dell’azienda.

Il gruppo – come riporta oggi MilanoFinanza – ha smentito il provvedimento, pur non risollevando con questo il titoli di Wanda Hotel Development (-8% a Hong Kong la chiusura dopo una discesa a -11%).

La realtà è che Wang da tempo è sotto osservazione dalle autorità di Pechino e nelle ultime settimane si inseguono rumor su fermi e ritiri di passaporto, sempre poi smentiti.

Quel che sta accadendo è strettamente legato al prossimo congresso del Partito comunista cinese (Pcc) e, volendo far riferimento a rumors e indiscrezioni, aveva toccato anche Suning a metà luglio accusata di riciclaggio.

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Situazione simile a inizio luglio per Guo Guangchang (Fosun), un altro di quelli che hanno investito all’estero (è in rapporti d’affari con Jorge Mendes) ed è sotto osservazione.

Secondo quanto trapelato nei mesi scorsi, Pechino avrebbe quindi ordinato di congelare i finanziamenti per alcuni progetti all’estero che il gruppo immobiliare ha in ballo.

Misure che hanno spinto Wanda a ricalibrare verso la Repubblica popolare la propria strategia d’investimento. In un’intervista al settimanale Caixin Wang ha annunciato di voler mantenere i suoi principali investimenti in Cina.

Inoltre per ridurre il debito si è visto costretto a cedere buona parte degli alberghi e dei parchi a tema, rinunciando anche ad acquisire acquistare il Nine Elms Square, un terreno da 10 ettari situato a Londra.

Quel che pare di capire è che il calcio è un tema caldo nella politica di Pechino e chi si è buttato nel settore ha gli occhi addosso.

Pechino vuole i mondiali del 2030 e Wanda, partner Fifa e proprietaria di Infront, gioca un ruolo fondamentale in questo senso.

Ma in fase congressuale il vento può cambiare facilmente.

E in quel contesto tutto può essere contestato, dall’investimento nell’Atletico Madrid (45 milioni per il 20%) fino al controllo di Infront (investimento da 1 miliardo), posto che un dietrofront sarebbe cosa epocale.

Quel che è chiaro è che la frenata nelle acquisizoini c’è stata (non è andato in porto l’acquisto della società di gestione del Tour de France, così come per il Giro d’Italia con l’interesse per Rcs).

E come detto in questa fase di incertezza politica tutto può accadere.

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