Con la partecipazione dell’Italia ai Mondiali Russia 2018 messa a rischio dalla situazione del girone (secondo posto dietro la Spagna) che impone il passaggio dai playoff, la Federazione italiana e la FIFA fanno i conti su quanto potrebbe pesare la nostra assenza.
A fare il punto oggi è Il Corriere dello sport, in un articolo di Marcel Vulpis, che approfondisce, in una doppia pagina, la situazione corrente.
Non qualificarsi al Mondiale, ha detto il presidente Carlo Tavecchio, «sarebbe un’apocalisse. Ma ci andremo. Se dovesse verificarsi il contrario faremo tutti gli atti a tutela degli interessi federali».
Una tutela che probabilmente non sarebbe lui ad effettuare: il suo predecessore dovette dimettersi dopo la debacle in Brasile, sarebbe davvero difficile immaginarlo ancora a capo della Federcalcio a dispetto di un risultato del genere.
Una anomalia tutta italiana, quella di attribuire oneri e onori del Mondiale al presidente Federale, ma tant’è: questa è la prassi.
Gli azzurri possono contare su un bacino d’utenza potenziale di 40 milioni tra fan e simpatizzanti. La federazione inoltre è molto attiva durante il Mondiale, attraverso attività di pr e di comunicazione, a supporto degli sponsor.
I principali incassi della nazionale riguardano:
- marketing e pubblicità: la Federcalcio ha un contratto (dal novembre 2014) di “minimo garantito” con Infront Sports & Media (advisor commerciale) pari a 14,25 milioni di euro annui (57 milioni su base quadriennale fino al 2018).
- sponsor tecnico: il contratto con Puma (fino al 2022) garantisce 18,7 milioni di euro a stagione. La casa di abbigliamento tedesca è anche “master licensee” (gestisce a 360 gradi tutti i contratti di licenza della Figc). L’eventuale eliminazione creerebbe una drastica riduzione, sia nelle vendite del merchandising, sia per gli introiti da licensing.
- televisione: la Rai paga 24,7 milioni di euro annui per trasmettere le partite dell’Italia (circa 4 milioni per gara), ma i ritorni maggiori, a livello pubblicitario, esplodono soltanto in caso di qualificazione.
In totale si tratta di incassi per 58 milioni di euro, non completamente a rischio ma in gran parte influenzati dall’eventuale eliminazine.
Naturalmente anche per la stessa Rai un mondiale senza italia sarebbe decisamente meno appetibile: in occasione degli ultimi Europei (Francia 2016), ci fu uno share medio del 30,9% e 38 milioni di contatti unici cumulati.
Dall’altra parte, naturalmente c’è il bilancio FIFA, già pesantemente in rosso, e in grado di tornare in utile solo in concomitanza di Russia 2018.
Rinunciare ad uno dei top team internazionali potrebbe determinare un risultato finanziario negativo difficilmente recuperabile, anche attraverso i futuri introiti da diritti audiovisivi.
Anche perchè al momento l’area commerciale ha avuto 12 partnership ma ne mancano all’appello almeno altre 22.
Il bilancio 2016 infatti si è chiuso con un rosso pari a 369 mila dollari. Una perdita sei volte superiore al 2015, quando il meno non ha superato i 52 milioni di dollari (anche per il 2017 si prevede una perdita di bilancio).
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