Tra le nazioni più evolute nel calcio europeo un caso interessante è certamente quello del Belgio. In un’intervista al New York Times, Pierre François, direttore generale della Pro League (Lega Belga), ha spiegato l’attrattiva dei club belgi nei confronti degli investitori stranieri.

Negli ultimi anni diversi club stranieri sono passati sotto l’egida di gruppi o investitori stranieri.

Lo scorso maggio l’AS Monaco ha acquisito un club di seconda divisione il Club Bruges, una acquisizione che permetterà all’ASM di ottimizzare il lavoro post-formazione.

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Nel 2012 il Lille aveva fatto qualcosa di simile con il Royal Mouscron Pruwelz: un club satellite che ha permesso di rafforzare le reti di osservazione in Belgio.

Una operazione che tuttavia non è andata bene chiudendosi nel 2015, con il club passato ancora in mani straniere, a due aziende maltesi legate a Pini Zahavi (agente FIFA israeliano).

Il Sudcoreano Shim Chan-koo ha recentemente acquistato l’AFC Tubize, mentre lo stesso Leicester, o meglio, la King Power, società che fa riferimento al proprietario del club, ha investito nell’Oud-Heverlee Louvain.

In prima divisione abbiamo anche il Kas Eupen di proprietà del fondo arabo Aspire, ovvero il laboratorio in cui il Qatar costruisce il suo futuro calcistico. La società, di proprietà della Aspire Foundation, è direttamente controllata dallo Stato arabo.

Qui arrivano i «laureati» della Aspire Academy di Doha, una struttura di primissimo livello in cui l’emirato cresce i suoi sportivi migliori, e in molti casi, anche quelli degli altri, nella speranza che, una volta campioni, cambino bandiera.

Il tutto senza dimenticare naturalmente il Kortrijk di Vincent Tan (presidente anche del Cardiff e altre società).

Vincent Tan fa shopping, altro club acquistato in Belgio

 

Al momento una dozzina di club professionisti in belgio sono detenuti da investiori stranieri: una crescita sorprendente.

A muovere gli investitori è innanzitutto il prezzo molto conveniente. Numerosi club vengono ceduti anche solo per somme simboliche, richiedendo ai nuovi proprietari solamente l’accollo del debito pregresso.

E’ quanto accadeva in Italia tra gli anni ’80 e ’90 con forme di cessione “tecnica” che non valorizzavano il diritto sportivo ma quantificavano solo l’indebitamento, considerando il gioco del calcio un business sempre in perdita e quindi un onore (per la notorietà del presidente) ma soprattutto un onere.

Fondamentale per chi investe è il lavoro sulla formazione.

In Belgio, in particolare, per ottenere la licenza i club professionisti devono registrare solo 8 giocatori formati nel paese. Una flessibilità che consente agli acquirenti di importare molti talenti stranieri.

Una ragione, questa, che era stata spiegata anche in una inchiesta de “La Stampa” dal direttore generale dell’Eupen (il club qatariota), Christoph Henkel: «Serviva una federazione nazionale che permettesse di giocare al più alto numero possibile di extracomunitari. Qui basta mettere nella lista di titolari e riserve sei belgi. L’ideale per inserire fino a 12 giocatori dell’Academy, per lo più africani».

L’alternativa era il Portogallo, ma «il fatto che in Belgio si parli francese, come nella maggior parte dell’Africa, ha portato gli emiri qui».

E per quanto riguarda la registrazione di giocatori extracomunitari, l’onere finanziario è di soli 80.000 euro per giocatore addebitato dalla lega belga. Un importo che ad esempio raggiunge 300.000 euro in Olanda.

Vi è infine un vantaggioso trattamento fiscale. Al momento della rivendita un investitore non subirà alcuna tassa sul guadagno realizzato. Il che è un vero plus proprio perchè un club che inizialmente è stato acquistato a un prezzo simbolico verrà poi rivenduto con un guadagno del 100% sul prezzo.

Al momento, peraltro, il campionato belga sta esprimendo un valore superiore a quello della vicina e più celebrata Eredivisie, come dimostra il ranking Uefa che vede il paese al nono posto contro il 13esimo dell’Olanda.

L’affare, insomma, è evidente. Forse non un modello sportivo, ma di certo attrattivo sul piano finanziario.

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