Sono giorni di fuoco per La Lazio e per il proprio presidente Claudio Lotito, a seguito dei fatti relativi alla partita di campionato tra Lazio e Cagliari, al termine della quale in una curva dello Stadio Olimpico sono stati ritrovati degli adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma, inserita con un fotomontaggio.
La prima domanda da porsi è come abbia fatto Claudio Lotito ad aggirare un provvedimento del giudice sportivo, il quale aveva disposto la chiusura di un settore per squalifica, senza essere bloccato. La cosa infatti non ha impedito agli abbonati della curva nord di acquistare un titolo d’ingresso in curva sud al prezzo simbolico di un euro.
Questo perché nel sistema che stampa i titoli di accesso, è stato inserito un Lazio Cagliari bis con fischio d’inizio alle 20.46, escamotage che ha consentito ai possessori di un abbonamento in curva Nord di acquistare il biglietto perla Sud, di fatto vanificando il provvedimento del giudice sportivo.
Questura di Roma e Osservatorio del Viminale si sono detti estranei alla vicenda e hanno ribadito di essere venuti a conoscenza della “trovata” di Lotito solamente a fatto compiuto.
Tuttavia i problemi più grossi per il presidente della Lazio arrivano da due fronti: innanzitutto ci sarà da capire quale sarà l’ammenda per il comportamento degli ultrà che, qualora arrivasse, non potrebbe essere inferiore ai 50mila euro. Ma la multa, in questo caso, sarebbe il meno. Perché il club biancoceleste, ben oltre la prima violazione di questo genere, rischia seriamente di giocare uno o più turni a porte chiuse. Sul fronte penale invece restano 16 gli identificati dalla Questura, che ora rischiano una denuncia per istigazione all’odio razziale e un Daspo di 5 anni, 8 se hanno precedenti specifici.
D’altro canto Lotito, a prescindere dal comportamento dei tifosi, ha contribuito a peggiorare la propria posizione a causa dei toni e dei contenuti dell’audio pubblicato ieri da Il Messaggero, quando il presidente della Lazio – in visita alla Sinagoga di Roma per rendere omaggio ai deportati della Capitale – si è lasciato andare ad espressioni irriguardose nei confronti della comunità ebraica, definendo la propria visita una «sceneggiata».
Parole grevi e offensive, in cui Pecoraro potrebbe ravvisare gli estremi del «comportamento discriminatorio». Se così fosse, la possibile sanzione sarebbe di rilievo: i dirigenti colpevoli di comportamento discriminatorio, infatti, «sono puniti – secondo il Codice di giustizia sportiva – con l’inibizione o la squalifica non inferiorea 4 mesi», «nonché, per il settore professionistico, con ammende da 15 a 30mila euro».