Qatar acquista Sporting Braga
Nasser Al Khelaifi, Presidente PSG (Insidefoto)

Geopolitica del calcio – Nel mondo del calcio, si sta giocando una partita che va al di là, ma molto al di là, del campo da gioco. Non solo in Italia. Una partita che vede come attori protagonisti tre grandi attori sullo scacchiere internazionale come il Qatar, gli Stati Uniti d’America e la Cina. Una partita in cui il calcio è utilizzato come strumento di influenza, di soft power, ma dove la posta in gioco è molto più grande rispetto alla conquista di un trofeo.

In un colloquio con Il Foglio, l’amministratore delegato di Infront Italy, Luigi De Siervo, ha fatto luce sugli obiettivi strategici di queste tre grandi potenze e su come il calcio venga da queste utilizzato per espandere la propria influenza sullo scenario geopolitico internazionale.

diritti tv estero serieA apertura buste diritti tv serieA roadshow infront londra
L’ad di Infront Italy, Luigi De Siervo (foto: Calcio e Finanza)

Geopolitica del calcio, la strategia del Qatar

«Dieci anni fa», spiega De Siervo al Foglio, «il Qatar decide di puntare sullo sport come formidabile driver di carattere geopolitico».

Nasser Al-Khelaifi, già maestro di tennis dell’emiro e giocatore classificato ATP, diventa il dominus della società che ha al centro della sua attività Al Jazeera. Il link tra il canale all news in lingua araba e gli investimenti in diritti sportivi è da subito fortissimo: in tutti i bouquet viene inserito Al Jazeera come complemento dell’offerta televisiva.

«L’idea», sottolinea De Siervo, «deriva da un studio fatto da McKinsey su scala mondiale anni fa, che indica proprio nello sport il vero linguaggio planetario del presente e del futuro prossimo».

Ecco allora dispiegarsi la strategia qatarina, che inizia dalla Francia, paese con forte comunità musulmana, antica e tutto sommato ben integrata.

«Nasser Al-Khelaifi compra il Paris Saint-Germain, come primo avamposto della strategia d’influenza. In contemporanea nasce beIN Sport, che rapidamente diventa un protagonista di primo piano del mercato dei diritti sportivi, grazie a una disponibilità di denaro imponente. A quel punto inizia la seconda fase, quella della vendita, che avviene inserendo sempre Al Jazeera come condizione irrinunciabile per i distributori».

Il presidente dell'Uefa, Michel Platini, e quello del Psg, Nasser Al Khelaifi
L’ex presidente dell’Uefa, Michel Platini, e quello del Psg, Nasser Al Khelaifi

Per lungo tempo non c’è stata consapevolezza. La svolta avviene quando beIN Sport entra nel mercato americano.

«Allora scatta un campanello d’allarme», osserva De Siervo, «di cui Nbc in particolare si fa interprete, anche per la storica vicinanza dell’emittente alla comunità ebraica. La reazione scatena una battaglia di mercato, cioè i prezzi iniziano a diventare sempre più elevati. La lotta è contro beIN, ma in realtà è Al Jazeera il vero obiettivo».

bein sports investimenti mercato mondiale calcio
Insidefoto

Geopolitica del calcio, l’operazione Neymar

Neymar viene strappato a fine luglio al Barcellona per la cifra mostruosa di 220 milioni di euro e la sua presentazione ufficiale viene fatta personalmente da Nasser Al-Khelaifi, che è sia il presidente del PSG che di beIN Sport.

Poche settimane dopo arriva l’annuncio del passaggio dal Monaco al PSG anche di Kylian Mbappé per 180 milioni di euro, portando così a 400 milioni l’esborso più importante di tutti i tempi per due soli giocatori. Due campioni al centro della strategia del Qatar di affermazione su scala planetaria.

caso neymar calcio strumento softpower politico effetto neymar ricavi psg vendita maglie
Neymar e il presidente del PSG Nasser Al Khelaifi (Foto insidefoto.com)

«Il presidente del PSG decide la spettacolare operazione dell’acquisto di Neymar e Mbappé dopo il viaggio del maggio 2017 del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in Arabia Saudita», spiega De Siervo.

Un viaggio al termine del quale parte un’offensiva senza precedenti di alcuni Paesi arabi (Egitto, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e la stessa Arabia Saudita) nei confronti del Qatar, accusato di collusioni con il terrorismo, con relativa e clamorosa interruzione delle relazioni diplomatiche.

Il Qatar decide di utilizzare il calcio come strumento per rompere l’isolamento, mettendo Doha al centro della scena mondiale sul grande palcoscenico dello sport.

Una prova di forza a tutti gli effetti del Qatar non solo per la rilevanza economica dell’investimento, ma anche per la caratteristica dei du«e giocatori, che sono autentiche star mondiali in campo e fuori: mi limito a ricordare che Neymar ha più di 80 milioni di follower su Instagram, con Kylian Mbappé che aggiunge i suoi 5 milioni”.

Geopolitica del calcio, i Mondiali del 2022 e lo scandalo Fifa

In tutto ciò non possiamo dimenticare che nel 2022 i Mondiali di calcio saranno proprio organizzati dal Qatar.

Fifa, Joseph Blatter
L’ex presidente della Fifa, Joseph Blatter, al momento dell’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar

«Infatti questo è un altro pezzo della strategia di Nasser e dell’emiro. Il Qatar ha ottenuto la designazione, contro la quale gli americani si sono battuti in tutte le sedi, cercando in ogni modo spezzare il gioco. Lo scandalo che ha in parte travolto la Fifa è esattamente figlio di questa strategia. L’ipotesi americana è molto semplice e indica in una gigantesca operazione corruttiva l’elemento decisivo che ha portato i mondiali nel Golfo. Ecco allora la reazione sul piano sportivo: Neymar va al PSG e in più diventa il testimonial ufficiale dei Mondiali 2022. La controffensiva di Nasser passa proprio di lì».

Geopolitica del calcio, le relazioni tra Cina e USA

Ma il confronto geopolitico tra grandi potenze si riproporrà anche al momento in cui la Fifa dovrà decidere l’assegnazione dei Mondiali del 206 e del 2030.

«Qui entra in campo la Cina», sottolinea l’ad di Infront Italy, «che vuole assolutamente una delle due edizioni. Il presidente Xi Jinping, che ha imposto l’insegnamento del calcio nelle scuole, sa perfettamente che il ranking mondiale tra le nazioni passa anche per il calcio, unico sport veramente globale del pianeta. In fondo è anche lo sport più democratico di popolo, fatto com’è da ventidue persone che corrono dietro a una palla. Ecco allora l’arrivo in Cina di giocatori forti, ma soprattutto grandi allenatori e sapienti formatori. Quello cinese è a tutti gli effetti un investimento sul futuro. Ogni giorno infatti si aprono scuole calcio e si inaugurano nuovi campi da gioco. Ed ecco gli investimenti in Europa, di cui noi italiani sappiamo tutto visto che Milan e Inter hanno oggi proprietari cinesi».

Il presidente cinese Xi Jinping

Ma la vittoria della Cina è tutt’altro che scontata.

«Dobbiamo comprendere che gli americani stanno cambiando atteggiamento sul calcio. Loro hanno avviato l’imponente operazione che ha decapitato intere falangi di dirigenti calcistici nei vari continenti, soprattutto in Sudamerica», osserva ancora De Siervo.

Fifa

«Gli Usa stanno sostenendo un nuovo modello di governance del sistema con nuove persone e metodi di gestione dei diritti televisivi. Anche perché la popolarità del calcio è in grande ascesa negli Stati Uniti, innanzitutto per la crescita esponenziale della comunità ispanica, ma anche perché il calcio interpreta meglio i gusti sportivi del momento, sempre meno inclini a discipline troppo fisiche come quelle tradizionalmente amate in nord America»

Cina e America dunque sono pronte a contendersi i Mondiali di calcio per le due prossime edizioni.

«L’opinione pubblica cinese ha una vastità che noi europei non riusciamo nemmeno a immaginare. Il Partito ha bisogno di immettere nell’immenso tessuto sociale cinese nuove forme di intrattenimento, di svago, di differenziazione degli interessi che portano con sé equilibrio e relativa serenità. Da qui i grandi investimenti sui parchi a tema, per esempio. Il calcio risponde a tutti i requisiti, serve in patria e serve per accrescere la reputazione in giro per il mondo. D’altronde le tensioni potenziali nel sistema cinese sono emerse con forza nelle tre ore di relazione del presidente Xi Jinping al Congresso da poco concluso. La mia previsione è comunque questa: l’America organizzerà l’edizione dei Mondiali di calcio del 2026, mentre alla Cina verrà assegnata quella del 2030».

PrecedenteRoma, Peroni 3.5 è la nuova birra ufficiale: sarà main sponsor del villaggio dei tifosi
SuccessivoBologna, bilancio ancora in rosso: da Saputo 100 milioni in tre anni

1 COMMENTO

Comments are closed.