Juventus Pir. La Juventus in Borsa funziona, lo dicono i dati. Negli ultimi 12 mesi, secondo i dati di Borsa Italiana, sebbene viaggi al di sotto dei massimi toccati lo scorso maggio, il titolo della società bianconera ha guadagnato circa il 150%.
Merito degli importanti risultati conseguiti nell’ultimo esercizio, chiuso con un utile superiore ai 40 milioni, che ha attirato sempre maggiori investitori istituzionali nell’azionariato del club (si veda l’approfondimento di Calcio e Finanza), ma anche grazie al lancio sul mercato italiano dei PIR, i Piani Individuali di Risparmio, introdotti dall’ultima legge di bilancio per veicolare i risparmi degli italiani verso le piccole e medie imprese e che, secondo le rilevazioni di Equita, hanno investito in modo importante nelle società a media capitalizzazione di Piazza Affari, come appunto la Juventus.
Secondo un report diffuso da Equita a inizio ottobre, la mid-cap “campionessa” di incassi, che da inizio anno ha corso di più a Piazza Affari, sul listino Ftse mid-cap, è stata proprio la Juventus.
Sempre più fondi tra i soci della Juve: in assemblea pesavano per il 16%
Al momento della fotografia scattata dagli analisti della società di intermediazione milanese, le azioni della squadra di calcio bianconera svettavano in cima alla classifica dei guadagni, con un rendimento assoluto da inizio anno pari al 173% e un rendimento relativo del 155%.
Una performance cui avrebbero contribuito anche i PIR.
Cosa sono e come funzionano i Piani Individuali di Risparmio (PIR)
I Piani Individuali di Risparmio (PIR), introdotti dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232, rappresentano una nuova forma di risparmio fiscalmente incentivato. Sono contenitori, che possono avere la struttura di fondi comuni, polizze Vita o gestioni patrimoniali, volti a canalizzare flussi finanziari verso le piccole imprese italiane e, dunque, per sostenere lo sviluppo economico del Paese.
Il PIR prevede una destinazione di somme o valori per un importo massimo, per ciascun anno, di 30 mila euro, al netto dei costi, per persona fisica con un limite d’investimento massimo di 150 mila euro.
A fronte dell’adesione a un PIR, l’investiore otterrà un abbattimento di tutto il carico fiscale: in altri termini non pagherà tasse su capital gain, dividendi, successione e donazioni.
Come funzionano le agevolazioni fiscali
Per usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge istitutiva dei PIR, è obbligatoria la detenzione di ciascun investimento annuale per almeno 5 anni.
L’agevolazione decade se gli importi vengono ritirati prima del vincolo temporale quinquennale o se non vengono rispettate le quote d’investimento previste dalla legge. Al verificarsi di tale evento sorge l’obbligo di corrispondere le imposte non pagate, con i relativi interessi.
Gli investimenti devono sottostare ad alcuni vincoli tra i quali il principale è l’obbligo di riservare una quota del 70% in obbligazioni e azioni di società quotate e non, emesse comunque da imprese residenti in Italia, negli Stati membri dell’UE e dell’Spazio economico europeo ma con attività stabile in Italia.
Inoltre almeno il 30% del citato 70%, deve essere investito in strumenti finanziari non inclusi nell’indice FTSE MIB. Ad ulteriore tutela dei risparmiatori è posto un limite massino di concentrazione del 10% per ogni singolo emittente di strumenti finanziari.
Secondo i dati rilasciati lo scorso agosto dal ministero dell’Economia, i PIR hanno raggiunto circa 5 miliardi di euro di raccolta nel primo semestre 2017, rendendo credibile l’obiettivo di 10 miliardi entro fine anno.