Ripartizione dei proventi tv. Novità importante per quanto riguarda i diritti tv. Il cosiddetto “share televisivo certificato” entrerà a far parte delle modalità di determinazione del “radicamento sociale”, un elemento utilizzato nella ripartizione dei proventi derivanti dai diritti televisivi della Lega Serie A.
Lo stabilisce un emendamento al Ddl bilancio votato dalla commissione Bilancio della Camera. Come riportato da “La Gazzetta dello Sport”, la quota sarà determinata «sulla base del pubblico di riferimento di ciascuna squadra, tenendo in considerazione il numero di spettatori paganti che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe disputate negli ultimi tre anni, nonché in subordine l’audience televisiva certificata». E’ una novità non da poco nel processo di riforma della Legge Melandri portato avanti dal ministro dello Sport Lotti.
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Ripartizione dei proventi tv, gli effetti sulle big
Nella sua formulazione originaria, la ripartizione dei proventi televisivi avrebbe penalizzato fortemente le big, come ad esempio la Juventus, che utilizzando solo gli spettatori paganti allo stadio per calcolare il 20% della torta legato al “radicamento sociale”, sarebbe arrivata a perdere 35-40 milioni di euro su base annua. Inserendo lo share tv per le partite trasmesse dalle televisioni a pagamento i danni per le grandi società vengono attutiti, visto che gli ascolti amplificano la differenza rispetto alle medio-piccole. Con l’innalzamento della fetta in parti uguali dal 40 al 50% e la riduzione della componente storica dei risultati, ci sarà comunque un riequilibrio nella suddivisione delle risorse dei diritti tv tra le squadre del massimo campionato.
Ennesima stupidaggine: per essere preciso questo criterio le squadre dovrebbero giocare negli stessi orari e negli stessi periodi, mentre abbiamo i broadcaster che mettono le big negli orari migliori per fare più ascolti possibile (giustamente).
la parte uguale andrebbe diminuita drasticamente e per dare possibilità anche alle piccole di avere buona parte della ripartizione ci sarebbero mille sistemi diversi e tutti che invogliano tutte le società a intervenire per far migliorare il sistema calcio:
– ripartizione in parte agli spettatori paganti (stadi quasi sempre pieni, con promozioni per portare gente allo stadio)
– ripartizione in base ai giocatori arruolabili in nazionale fatti giocare
– ripartizione in base ai giocatori provenienti dal settore giovanile
In tutti questi punti c’è spazio anche per le piccole, anzi gli ultimi 2 sarebbero su misura per loro…
poi ovviamente ripartizione anche in base alla storia, meriti sportivi, bacino di utenza.
ma facendo così o un sistema comunque simile, ci sarebbe spazio per tutti, piccole e grandi e nessuna si troverebbe il regalo sotto casa, se vuoi soldi porta vantaggi al sistema calcio anche te.
“Nonché in subordine” che razza di formulazione normativa è? Che significa all’atto pratico? Non certo “fare una media tra i due indici”, se la lingua italiana ha un significato. Semmai, immagino, che la Lega può scegliere liberamente quale dei due indici usare come regola generale, al fine di misurare il radicamento sociale di ciascun club. In tal caso il metodo dello share potrebbe essere comunque del tutto accantonato e la Lega a maggioranza potrebbe tranquillamente decidere di usare quello degli spettatori. Di conseguenza questa norma non basta affatto per garantire che la Juve non venga beffata.