«Questa operazione fornisce ingenti somme aggiuntive al bilancio dell’Inter, consentendo al club di gestire un’attività stabile senza fare affidamento sul supporto della proprietario».
Così Greg Carey, responsabile della divisione sports finance di Goldman Sachs, ha spiegato al Financial Times, la ratio dell’operazione di rifinanziamento del debito dell’Inter, grazie al collocamento nei giorni scorsi di un bond da 300 milioni di euro.
Un’operazione che, a giudicare dal responso del mercato (la domanda ha coperto per circa due volte l’offerta e il tasso di interesse è stato fissato a 4,875%), si è rivelata un successo.
Ma dalle parole di Carey all’FT si comprende ancora meglio la logica dell’operazione. Se è infatti vero che le limitazioni delle autorità cinesi all’esportazione di capitali potrebbero limitare il supporto finanziario di Suning, e degli sponsor cinesi, al club nerazzurro, è altrettanto vero che grazie all’emissione del bond l’Inter rimpingua la cassa di liquidità aggiuntiva rispetto al debito in essere prima dell’emissione delle obbligazioni.
Oltre a rimborsare i debiti preesistenti, infatti, il bond dell’Inter ha fornito al club
un’infusione di cassa di 82 milioni euro.
Il responsabile della divisione sports finance di Goldman Sachs ha inoltre spiegato al Financial Times la tecnicalità introdotta nella struttura del bond che ha convinto gli investitori a puntare sull’Inter.
Il bond, ha spiegato Carey all’FT, utilizza una struttura di pagamento “a cascata” che garantisce che i flussi in entrata derivanti dai ricavi futuri vengano utilizzati per il servizio
debito prima che possano essere spesi dal club.
«Abbiamo sviluppato una struttura che fornisce una solida base finanziaria garantendo che i creditori siano pagati, e che allo stesso tempo instilla disciplina al club», ha concluso il banker di Goldman Sachs.