Il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, prende posizione dopo la mancata cessione di Edin Dzeko al Chelsea e sottolinea come la decisione di avviare la trattativa con i blues, che poi non si è concretizzata, non sia dipesa dalla mancanza di risorse economiche da parte del club giallorosso.
«Se la Roma avesse avuto l’esigenza di vendere Dzeko lo avrebbe fatto. Il club ha invece mantenuto le sue posizioni. Non abbiamo avuto fretta e non abbiamo accelerato nella trattativa. Edin è un grande campione e siamo felici che sia rimasto», ha detto Baldissoni ai microfoni di Tutti Convocati su Radio24.

«Non credo faremo molto nelle prossime ore di mercato, sostituiremo nella rosa Emerson Palmieri», ceduto al Chelsea per 20 milioni più 9 di bonus, «con Jonathan Silva che sta ultimando le visite mediche», ha aggiunto il dg della Roma, ricordando che «le cessioni fatte dal club non hanno mai intaccato la competitività della squadra. Sono state condizionate da regole internazionali. Dobbiamo essere bravi a trasformare le necessità in opportunità: se un’offerta è congrua va valutata. Abbiamo mantenuto la competitività sportiva, recuperando il differenziale tra costi e ricavi grazie a una serie di plusvalenze che ci hanno consentito di pareggiare il bilancio».
Su un punto però Baldissoni è stato particolarmente risoluto ed è quello relativo al supporto economico dato dalla proprietà americana al club e del presidente James Pallotta.
«La Roma non ha bisogno di soldi, quando servono c’è una proprietà solida che li mette: negli ultimi 15 mesi ci ha inviato 98 milioni. Il parametro di bilancio, però, non considera i contributi della proprietà come attivi per mettere a paro le perdite» ha spiegato Baldissoni, annunciando novità sul fronte del main sponsor: «Siamo fiduciosi di essere molto vicini a un nuovo sponsor di maglia, potrebbe essere annunciato a breve».
Le plusvalenze come strumento per rispettare il Fair Play Finanziario
Baldissoni ha anche voluto ricordare come la Roma sia impegnata a rispettare i vincoli del Fair Play Finanziario e del settlemente agreement siglato a suo tempo con la Uefa.
«Avendo acquisito una società che aveva una situazione debitoria pregressa, per quanto riguarda il conteggio del Fair Play Finanziario per cui la Roma è stata sanzionata, nonostante la proprietà fosse arrivata da poco, le strade erano due: abbattere i costi di gestione e tornare a crescere in parallelo con una crescita dei ricavi, immaginate quando ci sarebbe voluto. L’altra strada era mantenere costi alti e recuperare con le plusvalenze. Facendo questo, la Roma è riuscita a mantenere la competitività anno dopo anno, stando quasi sempre in Champions League», ha sottolineare Baldissoni.

Il manager ha poi voluto precisare «che i soldi non sono solo le spese per i cartellini, ma anche per i rinnovi. Dall’estate a oggi ci sono stati i rinnovi di Strootman, Nainggolan, Manolas, dimostrando di credere nella competitività della squadra, mantenendo giocatori di profilo internazionale».
Il dg della Roma ha poi parlato degli impegni presi con la Uefa. «Abbiamo una tematica in corso con l’Uefa, verso la quale siamo fiduciosi in virtù di questo percorso. Quello che abbiamo presentato all’Uefa è la volontà di rispettare il Fair Play Finanziario senza aggiramenti, cosa che abbiamo dimostrato di saper fare. Abbiamo sforato uno dei quattro parametri e soltanto nell’ultimo anno, di conseguenza siamo fiduciosi che, dimostrando di continuare a operare con questi principi, l’UEFA dovrà ulteriormente considerare la buona volontà e l’impegno dimostrato fattualmente in questi anni, consentendoci di operare in questo modo, è quello che ci aspettiamo».
Il banker Fiorentino attacca: «Se vendi i gioielli famiglia non farai mai una grande squadra».
Sulle sorti della Roma si è soffermato anche il banchiere Paolo Fiorentino, attuale amministratore delegato di Banca Carige e, negli annin in cui è stato manager di UniCredit, regista della vendita, nel 2011, della quota di maggioranza della Roma a Pallotta e ai suoi soci statunitensi.

Interpellato a margine di un convegno sulle banche sul momento di squadra e società, Fiorentino non ha nascosto le proprie perplessità per le scelte manageriali di questo periodo sul mercato dei diritti delle prestazioni sportive dei calciatori.
«E’ evidente che sono delle società e che in determinati casi puoi vendere i gioielli di famiglia, l’ho fatto anch’io, però il momento è controintuitivo da un punto di vista sportivo e ambientale» nota Fiorentino che aggiunge come il percorso intrapreso non va nella direzione di chi si immaginava «la costruzione di una grande Roma».