Continua la nostra analisi sul salary cap nello sport. Dopo il precedente articolo, riguardante la distribuzione degli stipendi nelle maggiori leghe che compongono il globo sportivo, abbiamo voluto analizzare ulteriormente la teoria secondo cui un campionato governato da delle norme che salvaguardino l’equilibrio competitivo e l’autosufficienza economica e patrimoniale tramite delle restrizioni salariali, quali tetto sui trasferimenti e luxury tax, rendano il campionato medesimo più appetibile per gli stakehokders ed il risultato sportivo il più aleatorio possibile.
Naturalmente, il confronto si baserà su delle leghe che svolgono la propria attività sul suolo americano, e che quindi rientrano nel regime del Salary Cap, contro i campionati che si dislocano sul vecchio continente europeo, salvaguardate dal sistema di norme del Financial Fair Play.
Stipendi e salary cap nello sport: le restrizioni non riducono gli ingaggi
L’analisi riguarderà proprio l’appetibilità di un campionato prendendo in considerazione, oltre che al rapporto first to last, il salario medio che una lega mette in campionato per ogni partita di regular season, accompagnato dal prezzo medio per assistere alla partita dal vivo e dall’affluenza media allo stadio.
Lo stipendio medio per ogni partita disputata viene calcolato secondo un rapporto tra il salario medio per giocatore della lega e il numero di partite che ogni squadra deve disputare. È necessario sottolineare che nel caso si parli dei campionati sportivi statunitensi, la stagione viene considerata al netto dei playoff, per cui sono calcolate solo le partite che vengono svolte durante la regular season.
Il Caso Europeo
Puntando l’occhio ai campionati di calcio europei, la Premier League è la lega che ogni week end mette in campo la forza lavoro più retribuita sul suolo della comunità in erba: lo stipendio medio per partita è di $ 90.402, distribuito per 38 partite; l’affluenza media allo stadio è di 35.822 persone, di cui si deve rendere nota un elevato livello di fedeltà per i colori che rappresentano, i quali versano a partita £ 101,33 nelle casse del proprio club.
In Spagna, la Liga vede il disputarsi di 38 medesime partite stagionali, ma con un salario medio per gara di $ 57.476, un’affluenza di 27.784 anime che regolarmente pagano £ 77,81 per assistere alla partita dal vivo.
In Italia, le stime sono ancor di più al ribasso rispetto ai precedenti due: lo stipendio messo in campo dalle società italiane è di $ 45.349, le quali riflettono una presenza negli impianti di 21.351 persone che pagano il proprio biglietto £ 87,08.
Già in questo primo frangente è possibile arrivare a comporre delle prime considerazioni: la Premier League, rispetto agli altri due campionati, registra una presenza allo stadio maggiore a causa di un grande attaccamento, quasi religioso, dei tifosi al proprio club e poi alla qualità dei giocatori messi in campo, come testimonia lo stipendio medio per partita; questi due elementi portano ad avere un prezzo del biglietto mediamente superiore ed una affluenza allo stadio elevata rispetto alla Liga la quale, a parità di gare disputate, presenta dei numeri ragionevolmente razionali rispetto al campionato inglese, in quanto, se lo stipendio per partita cala, e quindi cala anche la qualità dei giocatori in campo, il prezzo dei biglietti scende e la presenza dei tifosi allo stadio si affievolisce.
Cosa che nel campionato italiano risulta anomala, siccome lo stipendio mediamente distribuito dalle società ogni domenica è inferiore in confronto agli altri due campionati, il quale giustifica l’affluenza inferiore allo stadio, però il prezzo che ogni tifoso paga per andare a vedere la partita dal vivo è più alto rispetto, per esempio, a quello della Liga, dove lo stipendio per gara è maggiore.
Il panorama USA: il caso della NFL
Per quanto riguarda i campionati professionistici a stelle e strisce, la NBA, il campionato di basket, vede le proprie franchigie impegnarsi per 82 partite durante la regular season, le quali si traducono in uno stipendio medio di $ 90.402. L’affluenza negli stadi è inferiore rispetto alle altre competizioni per motivi di strutture, in quanto si giochi in palazzetti chiusi, ma in qualunque modo sorprendente siccome per ogni partita sono presenti 17.884 persone che pagano il proprio biglietto £ 110,47.
Nella MLB, la Major League Baseball, vengono giocate da ogni squadra quasi il doppio delle partite disputate dalle franchigie NBA, per l’esattezza 162; questo dato porta ad una distribuzione dello stipendio medio per gara relativamente basso, pari a $ 27.581, però è necessario sottolineare che la MLB va in campo praticamente tutti i giorni dalla gara di apertura fino all’ultima partita delle World Series. Per questo motivo, essendo un evento sportivo frequente, il prezzo medio per un biglietto è di £ 41,05, e porta nelle strutture delle 30 franchigie circa 30.042 persone.
Il campionato che, però, riserva la maggior attenzione è il campionato professionistico di football, la NFL. Per avere un’idea di quanto sia enorme il giro d’affari movimentato dalla lega, in regular season vengono disputate 16 partite, le quali portano in campo uno stipendio per gara di $ 168.798. I seggiolini pieni negli stadi sono circa 69.487 ed ogni tifoso paga il proprio biglietto £ 198,07.
Dette cifre vengono spiegato da un rapporto first to last pari a 1,40, il che viene tradotto da una distribuzione della qualità della manodopera omogenea per tutte le 32 franchigie che compongono il campionato, le quali rendono il risultato sportivo il più aleatorio possibile e la qualità dell’evento elevata ogni volta che vien disputata una partita. A differenza della MLB dove si gioca spesso, la NFL, giocando poche partite per ragioni fisiche, rappresenta un vero e proprio evento sportivo che i tifosi non possono perdersi. Tale evento, però, non muoverebbe così tanti capitali se non fosse governato da un sistema democratico di distribuzione delle risorse il quale renda il risultato di ogni singola gara aleatorio e aumenti l’equilibrio competitivo stagionale.
Ponendo i due sistemi a confronto, si può notare che dove non ci sia un trattamento che regoli la distribuzione della forza lavoro, si venga a registrare un rapporto first to last elevato, e che quindi è naturale parlare di medie nelle cifre, in quanto per forza di cose, sono presenti squadre dall’alto potere economico, le quali rappresentano il business trainante del proprio campionato di appartenenza, contro squadre dal potere economico limitato, che, a differenza delle prime, hanno un giro d’affari ristretto, un monte ingaggi basso e una qualità della forza lavoro sotto la media – Financial Fair Play.
Dove invece ci sia un sistema di regolazione salariale, gli ingaggi distribuiti dalle società in questione si discostano dalla media stagionale, pur sempre per delle cifre che non eguagliano quelle dei campionati appartenenti al caso poco sopra citato, e che questa possa benissimo rappresentare la realtà di ogni singola franchigia. Come succede in NFL, dove il rapporto tra la squadra che offre gli emolumenti più elevati del campionato contro quella che distribuisce il più basso è fissato a 1,40, il che vuol dire che ogni squadra ha un salario per giocatore che si discosta di poco dal resto del campionato, rappresentando nel complesso un sistema sportivo dall’alto quoziente di profittabilità economica – Salary Cap.
Marco Spinelli.La grande differenza tra lo sport di squadra americano e quello europeo è rappresentata dal fatto che nel tesserare i giocatori le squadre americane sono sottoposte a dei vincoli precisi mentre in Europa esiste il libero mercato.Fair play finanziario e libero mercato dei calciatori hanno creato di fatto in pochi anni una situazione che vede poche squadre dominare la scena europea nella sua competizione più importante, ovvero la Champions.Per riequilibrare la situazione e portarsi al livello di eccellenza dello sport americano riguardo alla competitività dei tornei bisogna introdurre delle regole che distribuiscano in maniera più uniforme la forza lavoro ovvero i giocatori.Come accade negli Stati Uniti dovremo arrivare a stabilire le regola che se raggiungi certi risultati sportivi nella stagione successiva il tesseramento di alcune tipologie di giocatori ti sarà vietata.Se arrivassimo ad esempio ad uno scenario in cui chi arriva in semifinale di Champions non potrà nella stagione successiva tesserare giocatori che stanno sotto i 25 anni,vedremmo nel giro di pochi anni, grazie a questa regola,divenire più incerta l’assegnazione del primo posto della coppa dalle grandi orecchie.In questo momento storico le giovani promesse calcistiche sono appannaggio di quattro o cinque squadre,se qualcuna di queste per regolamento non potesse partecipare alle aste che si scatenano per tesserare i giovani più forti la base dei partecipanti si allargherebbe ad altre formazioni le quali si rafforzerebbero rendendo di fatto lo scenario del Calcio europeo più competitivo.