“All’Associazione italiana arbitri sono arrivati plichi con pallottole indirizzate a me, al vice presidente e al designatore Rizzoli. È un fatto nel dominio della Digos e all’attenzione del Viminale e del ministro degli Interni”. È quanto denunciato dal presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, in una conferenza stampa convocata a Roma.
“C’è un giornalista professionista che in una trasmissione ha affermato: ‘Hanno dichiarato guerra a un popolo e in guerra non si va suonando lo zufolo, si va sparando. Bisogna sparare agli arbitri e non permettere loro di arbitrare. Questa è la conseguenza”, ribadisce Nicchi, sottolineando che il responsabile della frase è stato “regolarmente denunciato e ora seguiremo gli sviluppi”.
Gli arbitri italiani denunciano minacce nei loro confronti, e parlano anche di indifferenza rispetto a gesti ad accuse fuori misura: nella conferenza convocata a Roma per annunciare di aver ricevuto buste con proiettili, il presidente Aia Nicchi ha fatto riferimento a un sit-in, presumibilmente quello dei tifosi laziali innanzi alla Figc per contestare contro i presunti errori di Giacomelli e Di Bello in Lazio-Torino, lamentando che “non c’è stata una parola da parte di nessuno”.
“L’arbitro Di Bello, che ieri ha arbitrato molto bene Inter-Milan, assieme a un altro (Giacomelli, ndr) dovrà comparire in tribunale dal giudice di pace perché non avendo dato un rigore – ha precisato il numero uno dell’Aia in un incontro con la stampa – è stato convocato in tribunale dall’associazione dei consumatori. Vi risulta che un giocatore di Serie A se sbaglia un rigore viene convocato in tribunale dopo una settimana? Questa è una cosa “gravissima”.
“Come facciamo a mandare gli arbitri ad arbitrare sapendo che possono subire la stessa sorte per un errore? Ci sono tesserati che parlano di malafede del mondo arbitrale, non ho sentito nessun intervento”, ha quindi aggiunto Nicchi, con chiaro riferimento ai dirigenti biancocelesti.
Non solo polemiche arbitrali, però. Nicchi denuncia anche un “attaco all’autonomia dell’Aia”: rimborsi spese arretrati, tagli ai raduni tecnici e rischio indipendenza. “Non parlerò del 2% (quanto pesa l’Aia nelle elezioni Figc, ndr) né di sciopero, perché l’Aia è costituita da 35mila volontari. Ma stanno accadendo cose gravissime, da parte della Figc è in corso un attacco all’autonomia dell’Aia per accentrare tutto a Roma”, ha proseguito Nicchi. “Pochi giorni fa sono stati pagati 5,6 milioni al mondo dilettantistico, per prestazioni dal 16 ottobre a tutto ottobre. Nel frattempo sono maturati altri rimborsi che gli arbitri devono ancora avere e altri 7,5 milioni di rimborsi che non hanno avuto per circa 30 mila prestazioni”.
Un’altra “preoccupazione”, spiega Nicchi, è quella della ripetuta violenza sugli arbitri: “Non è più procrastinabile questo problema e non può più essere sottovalutato – ha chiarito – 300 arbitri sono stati soggetti a violenza, 100 di questi sono finiti al pronto soccorso. Si sarebbero dovute applicare sanzioni pecuniarie con rischio di eventuale non iscrizione ai campionati per circa 304 mila euro. Per il momento il presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia, che ringrazio, ha pagato 78 mila euro ma rimangono ancora 155 mila euro liquidabili ma che nessuno paga: ci sono ragazzi che smettono di arbitrare perché ci sono famiglie che non si possono permettersi di anticipare i soldi”.
In conclusione, Nicchi ha anche anticipato che “senza alcun avviso dal nostro budget sono stati tagliati costi per 100 mila euro per i raduni tecnici, così, come tutte le leghe, anche la Serie A avrà un raduno in meno”. Il pensiero del presidente dell’Aia è chiaro: “Non vogliamo soldi in più, ma ridateci quelli che ci dovete dare. “Il commissario straordinario Fabbricini – ha concluso il presidente dell’Aia -, è una persona per bene e di grande livello e mi ha risposto che farà il possibile”
1) subito il nome del giornalista e che lo si arresti per istigazione alla violenza.
2) Fermare il campionato di calcio alla prima minaccia contro gli arbitri.
3) Subito una legge che OBBLIGHI le tv a non trasmettere piu’ la moviola e inutili chiacchiere sugli arbitri.