chi è yonghong li
Han Li e Marco Fassone (foto Daniele Mascolo)

Motivazioni sentenza Uefa Milan – Le motivazioni della sentenza con cui la Camera giudicante della Uefa ha sanzionato il Milan con un anno di esclusione dalle competizioni internazionali non è ancora ufficialmente disponibile. Sui giornali di oggi, tuttavia, vengono riportate gran parte delle motivazioni che hanno spinto i giudici di Nyon a condannare i rossoneri.

«Credibilità». Secondo quanto riportato da Repubblica, sarebbe una delle parole più ripetute nelle motivazioni della Camera giudicante Uefa. I commissari di Nyon, secondo quanto scrive il quotidiano, non avrebbero perdonato alla dirigenza rossonera, guidata dall’ad Marco Fassone, le modifiche consistenti alle cifre dei business plan presentati nel corso della procedura iniziata a giugno 2017.

La variazione più evidente riguarda il drastico calo dei ricavi commerciali dalla Cina. Nel corso dei mesi sono cambiati anche i riferimenti temporali degli aumenti di capitale dell’azionista di maggioranza.

L’orizzonte degli interventi di Yonghong Li si è accorciato a causa del mancato rifinanziamento del debito con Elliott che espone il Milan al rischio di «una cessione forzata».

Ha inciso anche la faraonica campagna acquisti della scorsa estate. Secondo la Camera Giudicante, l’attuale gestione non ha fatto nulla per alleggerire gli scostamenti dai parametri del fair play finanziario accumulati nell’ultimo triennio dell’ epoca Berlusconi-Galliani.

Con una costante critica alla «credibilità» dei dati forniti, sono stati presi in considerazione gli effetti economici della proprietà cinese sui conti del Milan senza sindacare l’ opacità della figura di Yonghong Li.

Motivazioni sentenza Uefa Milan, i dubbi sul business plan

Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, nelle prime 14 pagine della sentenza c’è la ricostruzione dei fatti che hanno portato al no al voluntary e al settlement agreement e sono le motivazioni note (il mancato rifinanziamento del debito).

Nelle successive 11, la Camera giudicante dice cosa ne pensa, riporta com’è andata l’ audizione, ma non entra nel merito delle ragioni che hanno portato a negare il settlement, perché si dichiara incompetente: le sue sanzioni si basano, dunque, sulle violazioni del fair play finanziario per i bilanci 2015, 2016 e metà 2017 (-120 milioni di euro di perdite aggregate).

Infine, aggiunge che «se invece si volesse ritenere la Camera in qualche modo competente» arriverebbe a «conclusioni simili», perché, non avendo riscontrato «significativi elementi di novità» o «errori rilevanti» tali da giustificare una revisione «restano dubbi sulla credibilità del business plan, sul rifinanziamento e sulla continuità aziendale».

Insomma una via di mezzo: a monte c’ è una dichiarazione di incompetenza, poi si sposa in linee generali l’ interpretazione già data sull’attuale gestione/proprietà.

Motivazioni sentenza Uefa Milan, verso il ricorso al Tas

Il Tas può confermare la sentenza Uefa, decidere di rivederla, obiettare sulla competenza o sostenere che un settlement doveva essere accordato perché è vero che non è un diritto, però fin qui è stato sempre concesso (a parte un caso).

È quello su cui punta il Milan, che sottolineerà anche l’eredità dei conti del passato e la sproporzione della pena.

In questo caso, il Tas rimanderebbe la pratica all’Uefa, ma in teoria la sua decisione poi potrebbe essere ancora impugnata al Tas. Sarebbe davvero una corsa contro il tempo. Così, com’è difficile che il Tas scelga una sospensiva, faccia disputare l’ Europa League al Milan per poi, in caso, escluderlo l’ anno successivo.

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