Rivoluzione in vista per Wimbledon. I vertici dell’lAll England Lawn Tennis and Croquet Club, che gestisce i campi in erba del famoso torneo londinese, stanno infatti pensando all’erba sintetica per risolvere l’annoso problema del terreno.
“In un mondo ideale, sarebbe bello avere subito quattro partite sul Campo Centrale e sul Campo 1 – ha dichiarato Tim Henman, ex tennista ora membro del comitato del torneo, al Daily Mail -. Le persone però non considerano che si tratta di una superficie naturale, è erba. Il campo deve reggere per 13 giorni e se la uccidi in cinque giorni, poi hai problemi”.
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“Wimbledon sta investendo molti soldi guardando ad una soluzione ibrida – ha proseguito Henman -. I campi da calcio e da rugby hanno una percentuale del 3% di erba artificiale. Stiamo certamente guardando in quella direzione, considerando cosa vorrebbe dire avere un campo da tennis con il 5%, come potrebbe essere avendo il 10%”.
“Se si torna indietro di qualche generazione, c’erano campi in erba in America, in Australia, in India. Molti di questi però sono morti a causa della manutenzione, del costo, della qualità dei campi. Se il discorso dell’erba artificiale può evolvere, potrebbe essere rilevante per Wimbledon”.
Negli ultimi anni, la tecnologia e la tattica hanno portato i tennisti a giocare prevalentemente da fondo campo, con conseguenti problemi per l’erba soprattutto nell’area della linea di fondo. Secondo il Daily Mail, sono necessarie circa 51 milioni di piante erbacee per mantenere i campi, che vengono utilizzati solamente durante il torneo di Wimbledon per 13 giorni l’anno.
“Ci stiamo avvicinando al momento in cui trasformeremo uno dei campi di allenamento in un campo in erba ibrida”, ha detto Henman. “Sappiamo cosa significa un campo in erba artificiale al 100% e non è eccezionale, ma guardiamo a 3, a 5 o al 10%. Che impatto avrà sul movimento, quali saranno le sensazioni, pensiamo a queste cose. Non c’è niente di meglio di un buon campo in erba, ma non c’è niente di peggio di un pessimo campo in erba. Le persone hanno un’immagine delle superfici artificiali per cui se cadi hai delle bruciature, ma se funziona nel rugby…”, ha concluso Henman.