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Cristiano Ronaldo con la maglia della Juventus (foto OnePlusNine/Insidefoto)

Il calciomercato della stagione che sta per prendere inizio può essere considerato come uno dei più movimentati degli ultimi anni. I cambi di maglia sono stati molti, alcuni previsti altri sorprendenti, la quantità di denaro movimentata decisamente elevata. Al centro, c’è naturalmente l’operazione che molti giornali hanno definito come il trasferimento del secolo: Cristiano Ronaldo alla Juventus. Non certo un’operazione facile per l’amministrazione sportiva juventina, anche se facilitata dalla voglia di cambiare aria da parte del portoghese.

Mentre CR7 sbarcava in bianconero, dall’altra parte dell’oceano il mercato NBA riservava un affare della stessa rilevanza. Un’operazione equivalente a quella sopra citata èstata orchestrata da Magic Johnson, capo delle operazioni sportive dei Los Angeles Lakers, il quale è riuscito a far autografare un contratto a LeBron James, uno dei giocatori più forti della storia.

Per quanto le due operazioni possano trovare dei tratti di similitudine, le divergenze ci sono, e come non potrebbero esserci in una lega, l’NBA, che muove una quantità di denaro equivalente al totale del calcio europeo. Questi discostamenti trovano le proprie fondamenta nel sistema di gestione del campionato per quello che riguarda la distribuzione degli stipendi, la voce dei costi di esercizio che rappresenta la fetta piùgrande della torta.

Andando con ordine. LeBron James, quasi coetaneo di Cristiano Ronaldo (il cestista è più vecchio di un anno), ha giocato le prime sette stagioni della propria carriera nei Cleveland Cavalies, vicino alla città dove è nato (Akron, Ohio). Una prima fase di carriera con risultati altalenanti, due titoli di MVP ma solo una finale, persa 4-0 contro i San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Nell’estate del 2010 cambia maglia e veste quella dei Miami Heat dove rimarrà per 4 anni: quattro stagioni in cui Miami arriva sempre alle finali, vincendo due titoli. Il tutto mentre i Cleveland Cavaliers non parteciperanno neanche una singola stagione ai playoff.

Nel 2014, sentendo nostalgia di casa, ritorna ai Cavaliers dove per 4 anni colleziona altrettante presenza alle finali vincendo un titolo di campione NBA. Missione compiuta in casa, così l’estate 2018 diventa quella del passaggio a est e della firma con i Lakers.

LeBron James, Cleveland Cavaliers (foto Ufficio stampa Nba)

Cifre dell’accordo: 154 milioni di dollari spalmati su 4 anni, di cui i primi 3 sono garantiti, per un totale di 113 milioni di dollari, ed il quarto verso cui il giocatore vanta una Player Option, quando deciderà se prolungare la sua permanenza nella città degli angeli per una stagione oppure svincolarsi e diventare Free Agent, quello che nel gergo calcistico viene chiamato Parametro Zero.

Quello della Free Agency è un sistema importante per la struttura della NBA. Rappresenta una prima differenza con il sistema di gestione del calcio europeo: mentre in Europa la battaglia economica è combattuta sia dal lato dell’esborso economico per il cartellino che dal lato dello stipendio, in NBA la prima faccia della medaglia praticamente non esiste. Durante la finestra di mercato le franchigie NBA combattono solo su chi offre il miglior contratto al giocatore interessato, di cartellino non c’è neanche la voce sul regolamento. Questo che a prima vista può sembrare una banalità, non lo è. Tutt’altro: il sistema fa assumere al mercato una forma del tutto orizzontale in cui ogni franchigia è idonea a proporre lo stesso contratto a qualsiasi giocatore. A differenza del mercato di calcio nel quale la forma è prettamente verticale: quando il valore di un giocatore sale, solo le squadre ricche se lo possono permettere.

Normalmente le squadre ricche sono quelle che hanno successo in campo, quelle che vincono trofei e grazie ai premi messi in palio si finanziano il mercato per la stagione successiva. Ed ecco una seconda differenza. I Los Angeles Lakers hanno vinto l’ultimo titolo nella stagione 2009/2010, e dalla stagione 2013/14 non partecipano ai playoff. Nel contesto europeo, Magic Johnson sarebbe il direttore sportivo di una squadra di media bassa classifica.

los angeles lakers sponsor wish
(Foto Los Angeles Lakers)

La domanda quindi sorge spontanea: come possono i Lakers offrire un contratto cosìoneroso? A rigor di logica europea, una squadra che non vince non ha neanche quella credibilità adatta a far approdare tra le proprie fila un giocatore che nella passata stagione ha giocato tutte le partite da titolare, ha terminato la classifica dei punti per gara terzo, primo per minuti giocati, secondo per assist distribuiti e quindicesimo per rimbalzi catturati, che per il ruolo ricoperto da James sono tanti.

La risposta è, naturalmente, il contrario di quello che è avvenuto in Italia quando Andrea Agnelli è andato a strappare il sì di Ronaldo in Grecia. La Juventus è riuscita a concludere l’operazione offrendo al giocatore circa 30 milioni all’anno per 4 stagioni, versando al Real Madrid 100 milioni di euro, a cui si devono aggiungere 12 milioni a titolo di oneri accessori e di contributo di solidarietà imposto dalla FIFA, per un totale di 117 milioni.

Numeri che possono sembrare elevati per un 33enne, ma se spesi per un giocatore che in nove anni di carriera al Real ha segnato 451 gol in 438 presenze, ha vinto 16 titoli da protagonista, tra cui 4 Champions League nelle ultime cinque stagioni, 4 palloni d’oro e 3 scarpe d’oro, sono pienamente giustificati. Dette cifre, però, possono essere ritenute sostenibili solo dopo aver conquistato 7 scudetti di fila, 4 coppe Italia consecutive e 2 finali di Champions League nelle ultime 4 edizioni.

Ecco quanto peserà Cristiano Ronaldo sul bilancio della Juventus

Quelle che in un primo momento possono essere considerate due operazioni simili, se guardate con un occhio più attento riservano dei tratti di diversità disarmanti. Stiamo parlando di due giocatori che danno rispettivamente del tu alla palla con cui giocano, però, tralasciando la parte tecnica, le sfumature economiche delle due operazioni prese distintamente spiegano le motivazioni per cui il giro d’affari della NBA è paragonabile a quello del calcio europeo.

I Lakers nelle ultime stagioni di assenza dai playoff hanno ricostruito la squadra tramite il Draft, ovvero la lotteria secondo cui le ultime sedici squadre della stagione precedente hanno il diritto di scegliere per prime i migliori prospetti presenti nel campionato universitario statunitense e nei campionati giocati per il globo, a cui si aggiunge la politica di distribuzione dei salari, il Salary Cap, al quale il presidente della UEFA Ceferin ha fatto cenno ultimamente.

Il meccanismo del tetto salariale è una diretta conseguenza della Free Agency sopra citata e del Draft, in quanto sarebbe totalmente inutile e privo di senso rafforzare le squadre piùdeboli per rendere il campionato più competitivo, se le squadre che vincono mantengono il proprio status di potenza economica. Di conseguenza, porre un limite massimo alla distribuzione degli stipendi, con una eventuale multa, nel caso in cui detto limite venisse superato per un importato pari alla differenza, che verrà distribuita tra le squadre che non hanno sforato il cap, livella il potere economico delle franchigie e omogeneizza il proprio potere di spesa, cosìche ogni squadra abbia la possibilità di offrire lo stesso contratto a qualsiasi giocatore. Per cui, se sommiamo la priorità nella scelta dei giocatori per il futuro ed il sistema del tetto salariale, il quale rende il mercato totalmente flessibile e orizzontale, il risultato dell’equazione racconta che i risultati economici sono del tutto indipendenti dai successi sportivi.

Il contrario di quello che avviene invece in Europa dove la Juventus, riuscendo a combinare programmazione sportiva, soliditàeconomica e credibilità commerciale, ha strutturato un trasferimento sicuramente non di secondo livello, ma che è stato costruito dal susseguirsi dei risultati sportivi ottenuti sul campo.

Se i Lakers avessero avuto gli stessi successi che ha ottenuto la Juventus, sarebbe riusciti in qualsiasi modo a ingaggiare LeBron James. Ma se, invece, la Juventus avesse avuto gli stessi risultati dei Lakers, sarebbe riuscita a mettere sotto contratto Ronaldo?

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