paracadute premier league 2016 2017
(Insidefoto.com)

La Premier League ha paura della Brexit. La lega inglese, secondo quanto riportato dal Telegraph, teme infatti il possibile impatto negativo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: la Brexit infatti rischia di danneggiare la competitività e la popolarità globale del campionato, secondo la Lega.

A poco più di sei mesi dall’effettiva uscita dalla UE, la Premier League, spiega il Telegraph, è ancora in attesa di chiarimenti su una serie di questioni chiave. Per paura degli effetti negativi, la Lega avrebbe già chiesto, nei colloqui con Governo e Football Association, che il calcio faccia un’eccezione per tutte le nuove regole che limitano l’accesso dei lavoratori europei.

La Premier League, inoltre, teme anche la posizione di governo e FA per difendere il calcio inglese, visto che l’eventuale limitazione nell’acquisire giocatori dall’estero potrebbe portare la FA ad alzare la quota dei calciatori di formazione inglese da inserire nelle rose.

In particolare modo, la Premier vorrebbe che le regole sui calciatori di età superiore ai 18 anni siano toccate il meno possibile o quantomeno modificate solo in parte: il calcio, spiega la lega, deve essere ritenuto un caso a parte data la popolarità e il profilo globale del campionato inglese, che genera oltre 3 miliardi di sterline per il fisco e dà lavoro a oltre 12mila persone.

Il timore è dettato soprattutto dalla possibilità che vengano applicate anche per i calciatori provenienti dall’interno dello spazio economico europeo le restrizioni, già oggi attive per i paesi al di fuori del SEE, per quanto riguarda il permesso di lavoro. Le ricerche sottolineano che, nel periodo 1992-2018, 591 dei 1.022 giocatori firmati dai club di massimo livello con passaporto dipaese nel SEE non avrebbero avuto la qualifica per un permesso di lavoro. Tra questi, anche giocatori di primo livello come Cesc Fabregas, Riyad Mahrez – che è algerino ma ha passaporto francese – e N’Golo Kanté.

N'Golo Kante del Chelsea e Bernardo Silva del Manchester City (Insidefoto.com)
N’Golo Kante del Chelsea e Bernardo Silva del Manchester City (Insidefoto.com)

“Come molte altre organizzazioni dipendenti da una combinazione di talenti nazionali e internazionali, stiamo aspettando di capire meglio quale sarà il panorama politico e normativo dopo che il Regno Unito avrà lasciato l’Unione europea”, ha detto un portavoce della Premier League. “L’accesso a calciatori di talento provenienti da tutta Europa ha giocato un ruolo chiave nella crescita della Premier League. È fondamentale che i nostri club possano continuare ad acquisire giocatori europei con la libertà di cui attualmente godono”.

“Riconosciamo la necessità per gli sport, tra cui calcio, rugby e cricket, di continuare ad accedere ai talenti dall’UE e a livello globale e stiamo discutendo con lo sport professionistico a riguardo”, ha detto un portavoce del governo.

PrecedenteLa Serie A in tv: squadra per squadra, quante gare saranno su Sky e DAZN
SuccessivoQuanto costa essere tifoso: il confronto Italia-Usa, tra Serie A e leghe

1 COMMENTO

  1. Come sempre gli inglesi lungimiranti nel prendere cio che é meglio e lasciare gli scarti a tutti,la storia insegna che non avendo materie prime le prendono agli altri,nei secoli passati con la forza bruta,ora con la forza economica!!!! Basterebbe non guardare il loro campionato!!!

Comments are closed.