«La logica dell’arroccamento ha mantenuto il nostro calcio al palo rispetto ad un contesto ambientale capace di innovarsi e crescere». Con queste parole Gabriele Gravina, unico candidato alla presidenza Figc, introduce l’argomento della riforma dei campionati, uno dei punti più attesi per quanto riguarda il futuro del calcio italiano.
«La struttura dei campionati – si legge nel programma di Gravina – e le proprie dinamiche organizzative sono, in questo ambito, certamente determinanti per poter innovare l’intera cornice competitiva, in un’ottica di miglioramento tanto del prodotto calcistico che della salute gestionale dei club».
«Proprio nel privilegiare l’uno e l’altro aspetto è necessario intervenire con una logica che focalizzi alcuni aspetti:
- La “competitive balance” quale leva di attrattività dal punto di vista del prodotto e delle risorse
- La stabilità dei livelli agonistici
- I rapporti di compensazione economica
- La diversa (e sinergica) mission dei vari ambiti agonistici
- La capacità di valorizzare la componente giovanile nazionale».
Al centro del progetto di Gravina, c’è la riduzione dell’area del professionismo, «una delle più vaste e ramificate in Europa». «L’evidente squilibrio tra i partecipanti a questo mondo e la sua capacità di attrarre le giuste risorse per svilupparsi è certamente alla base di tale problematica». Niente rivoluzione nel numero delle squadre, però, perché in questo caso «gli indicatori di sostenibilità avrebbero un beneficio di breve termine (2 o tre anni), ma tornerebbero a deprimersi nel lungo periodo in forza, appunto, della ridotta ampiezza delle competizioni».
«La ridefinizione del perimetro del professionismo può essere attuata attraverso un sistema di riduzione dei club all’interno delle categorie interessate, mantenendo sempre attivo il meccanismo di mobilità (promozioni/ retrocessioni). Tale nuovo quadro di riferimento innoverebbe certamente l’attuale situazione:
- PROFESSIONISMO: Serie A e Serie B a 20 squadre
- SEMIPROFESSIONISMO: Serie C a 60 squadre
- DILETTANTISMO: campionati della LND».
La riduzione, rispetto all’attuale situazione, sarebbe di sole due squadre per la Serie B. «Il vero elemento d’innovazione di tale ipotesi progettuale – e certamente di distinzione rispetto ad altri dolorosi “tagli” effettuati in precedenza – è la riconversione ed identificazione dei club associati nella Lega Pro in un livello agonistico del tutto nuovo, quello del semiprofessionismo.
Il semiprofessionismo, tra le altre cose, potrebbe portare ad un «allargamento di talune disposizioni – quasi tutte rientranti nella sfera scale-tributaria – già previste per le tipologie dell’associazionismo (sportivo), per il cosiddetto Terzo Settore o per la più ampia platea delle Onlus. Il nuovo regime – certamente agevolato ma comunque sottoposto a vincoli e limitazioni – sarebbe di facile ed immediata assimilazione per i club calcistici».
Tra gli altri aspetti sportivi, Gravina spiega che per le seconde squadre l’impatto nella stagione 2018/19 «deve essere analizzato attraverso un nuovo percorso di valutazione a cui le Leghe dovranno mostrarsi attente e lungimiranti nell’apportare le eventuali modifiche e calibrazioni».
Per quanto riguarda la Coppa Italia, «il rilancio ed il consolidamento passa attraverso l’accrescimento della sua reputazione ed il riconoscimento del suo valore sportivo. Per riuscire in tale crescita è necessario coinvolgere l’intero tessuto sportivo, con graduale inserimento nella competizione dei club in base ad una sorta di ranking».
Infine, per il calcio femminile, oltre alla creazione di un organismo ad hoc, per Gravina «l’attività agonistica di vertice, pertanto, anche in previsione di un diverso inquadramento giuridico (modi ca dello “status”) delle calciatrici, dovrà essere a data alle rispettive Leghe di competenza (LNPA la nuova Serie ALND attività di base e territoriale)».
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