«Addio con Gravina presidente della Figc? Bisogna essere in due per una buona navigazione. Ci vuole sintonia tra chi ti dà la rotta e chi si mette al timone. Io sono qui, ma non mi sembra ci siano le condizioni». L’attuale dg della Federcalcio Michele Uva conferma, in un’intervista a Repubblica, il suo sempre più probabile addio alla Figc dopo le nuove elezioni per il presidente.
«Il percorso naturale di un manager ha necessariamente una durata media. Non si può rimanere a lungo in un posto, soprattutto se vivi il tuo ruolo con forte senso di responsabilità, senza mai staccare – ha proseguito Uva -. La stanchezza ti fa perdere lucidità, i tuoi colleghi non crescono più e l’azienda rischia di incorporare i tuoi limiti professionali. Bisogna saper andar via al momento giusto, sapendo di aver dato tutto, e senza farsi influenzare dai politicanti sportivi che nell’ultimo decennio in Figc non hanno saputo guidare con autorevolezza. Troppi litigi, cambi di direzione, nessuna unità».
«L’ho già detto: troppe divisioni. E se il percorso cambia sempre non si può dare continuità alla guida. Un conto è il senso della responsabilità, un altro è lasciarsi annebbiare dalla voglia di potere».
«Continuo a credere nel calcio italiano. Come dimostra la Nazionale: c’è voglia di rialzare la testa. Per giudicare il risultato di un ciclo ci vogliono otto anni. Noi abbiamo ben seminato, ci sono le basi per un risveglio: Under 17-19-20-21 sono tra le prime in Europa e nel mondo, la Nazionale femminile si è qualificata per i Mondiali 2019. Il titolo del 2006 ha illuso tutti. Non si è più investito e abbiamo pagato la decrescita infelice. Siamo cambiati? Sì molto e siamo tornati a correr. Le nostre tre principali aree di sviluppo hanno riguardato l’ attività giovanile, le squadre nazionali, il calcio femminile. Sono più di 800 mila le ragazze e i ragazzi tesserati per la Figc. Abbiamo appena presentato il bilancio integrato: patrimonio aumentato di 20 milioni, con riserve di 40, e una disponibilità di 80. Siamo un’azienda sana pur prendendo 50 milioni in meno dal Coni rispetto al 2011».