Le modifiche alla Legge Melandri previste dal «collegato sport» alla Legge di Bilancio prevedono che circa il 10% dei proventi derivanti dalla commercializzazione dei diritti tv della Serie A venga ripartito tra i club in base ai «minuti giocati negli ultimi tre campionati da giocatori cresciuti nei settori giovanili italiani, di età compresa tra i 15 e i 21 anni, e che siano stati tesserati per l’attuale società almeno per tre interi campionati di A».
In ballo ci sono circa 120 milioni a stagione, ovvero il 10% della torta da 1,2 miliardi calcolata al netto di commissioni, mutualità e paracadute.
Secondo una simulazione effettuata dalla Gazzetta dello Sport la platea dei giocatori coinvolti e, conseguentemente, delle società potenziali beneficiarie della norma sarebbe per ora alquanto ristretta.
Scorrendo presenze e minutaggi del campionato in corso, infatti, sarebbero solo nove i giocatori schierati almeno per un minuto che rispondono senza ombra di dubbio a tutti i requisiti richiesti dalla legge: Barella del Cagliari, classe '97; Depaoli del Chievo, '97; Chiesa ('97) e Sottil ('99) della Fiorentina; Donnarumma ('99) e Cutrone ('98) del Milan; Luca Pellegrini della Roma, '99; Adjapong del Sassuolo, '98; Edera del Torino, un '97.
Se i paletti fossero appena più bassi, e considerassero tra i giocatori cresciuti nel vivaio anche quelli con presenze nella sola Primavera e tra i tesserati per un triennio anche chi ha ballato tra Primavera e prima squadra, la platea si allargherebbe a Okwonkwo (Bologna), Dragowski (Fiorentina), Matarese (Frosinone), Diawara (Napoli) e Lirola (Sassuolo). Così il totale può salire a 14 giocatori.