Quella dei “naming rights” dello stadio può rivelarsi una fonte importante dal punto di vista economico per i club calcistici. Ne è esempio l’Inghilterra, dove attualmente sono sei le squadre di Premier League che beneficiano di accordi sui diritti di denominazione degli impianti di gioco.
Secondo un rapporto di KPMG Football Benchmark, complessivamente, il valore aggregato dei “naming rights” degli stadi della Premier League è aumentato dell’80% negli ultimi 5 anni. Il dato è cresciuto dai 74,6 milioni di sterline del 2013 ai 135,6 milioni di sterline nel 2017.
Il club che incassa di più dai diritti di denominazione è il Manchester City di Pep Guardiola, che riceve da Etihad 19,1 milioni di sterline ogni anno (contratto della durata di 10 anni). L’accordo di maggior durata, invece, è quello che lega i londinesi dell’Arsenal a Emirates. La compagnia aerea versa 15,3 milioni di sterline annui nelle casse dei Gunners e il contratto è valido per ben 22 anni.
Secondo quando riportato di recente dal “Birmingham Mail”, anche l'Aston Villa sarebbe alla ricerca di una partnership per la vendita dei diritti di denominazione dello storico impianto “Villa Park” a partire dal 2019. I Villans hanno già venduto a inizio anno i diritti di denominazione per il loro centro di formazione “Bodymoor Heath”. Accordo quinquennale con la società Recon.
Naming rights, il Real fatica a trovare uno sponsor per il Bernabeu
Tuttavia, la situazione finanziaria della società non è delle più rosee. Motivo per cui i nuovi proprietari del club stanno cercando di creare nuovi flussi di entrate per soddisfare i regolamenti della Financial Fair Play (FFP), e un accordo di sponsorizzazione relativo allo stadio potrebbe offrire una boccata d’aria alle casse del club.