Hebei rischio fallimento
La bandiera della Cina (Foto Andrea Staccioli Insidefoto)

Niente più spese pazze nella Chinese Super League, il massimo campionato cinese. Nei giorni scorsi sono state infatti ufficializzate alcune nuove misure per limitare i costi dei club tra mercato e stipendi, lievitati pericolosamente negli ultimi anni.

Il tetto massimo di spese per i club della Serie A cinese sarà pari a 1,2 miliardi di yuan (circa 150 milioni di euro) nel 2019, per passare poi a 1,1 miliardi di yuan (circa 140 milioni di euro) nel 2020 e scendere a 900 milioni di yuan (circa 115 milioni di euro) nel 2021. Inoltre, calerà anche il rapporto tra salari e fatturato, che potrà essere al massimo al 65% nel 2019, al 60% nel 2020 e al 55% nel 2021.



Paletti che i club potranno raggiungere anche grazie all’introduzione di un salary cap per i giocatori: i calciatori cinesei non potranno guadagnare oltre 10 milioni di yuan annui (1,2 milioni di euro) esclusi bonus, con la possibilità per chi è sarà convocato alla Coppa d’Asia o nelle qualificazioni verso i Mondiali 2022 di salire a 12 milioni di yuan annui (1,5 milioni di euro).

Inoltre, le limitazioni riguarderanno anche i bilanci dei club. Non saranno consentite perdite maggiori a 320 milioni di yuan (circa 40 milioni di euro) nel 2019, 290 milioni di yuan (circa 37 milioni di euro) nel 2019 e 270 milioni (circa 34 milioni di euro) nel 2021, mentre le iniezioni di capitale saranno limitate a 650 milioni di yuan (circa 80 milioni di euro) nel 2019, 560 milioni di yuan (circa 70 milioni di euro) nel 2020 e infine a 300 milioni di yuan (circa 38 milioni di euro) nel 2021.

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